13-06-2012
MOONLIGHT COVE
"Hearts Of The World"
(Kinetophone)
Time: (37:12)
Rating : 6.5
Nonostante il buon exposure di cui meritatamente gode l'ottima scena electro svedese, di questo trio si è sentito parlare poco, e questo per via della diffusione limitata del debut "Orphans Of The Storm", rilasciato verso fine 2008 in formato CDr dalla Kinetophone (etichetta gestita dalla band stessa) in sole 200 copie e ristampato nel 2011 dall'americana A Different Drum in CD, ancora una volta nella limitata tiratura di 300 esemplari. "Orphans..." fu un esordio tutto sommato positivo, nonostante la leggerezza delle sue strutture fra synthpop e future-pop e certe ingenuità piuttosto evidenti, e non ha stupito l'interessamento a posteriori di un'etichetta come la A Different Drum, viste le credenziali di ballabilità e l'approccio melodico 'easy' e diretto. Lungi dall'aver compiuto il vero salto di qualità, i Nostri si ripresentano comunque un po' più maturi e consapevoli dei propri mezzi, giocandosi in apertura una carta ritmata ma a tinte scure come "Stranger"; subito però irrompe una freschezza tutta estiva con la catchy e ballabilissima "This Is Euphoria", che travolge col suo piglio futurepop, ben seguita da una scheggia ancor più scattante ed incisiva come l'intensissima "Moment Of Light", il cui tiro le vale la palma di miglior song dell'intero lavoro. Come detto, nei Moonlight Cove vive anche una forte componente synthpop, magari un tantino stucchevole nella pur potabile "Last Of The Heartbroken", ma già più accattivante nella sospesa e sofferta "Embrace Of Your Shadow", nell'appassionata e sentita "New Sad Ones", nella scintillante costruzione di "Hero Of Mine" (penalizzata da qualche assetto vocale rivedibile che fa capolino anche in altri frangenti, sebbene globalmente la performance di Markus Landgren possa dirsi sufficiente) e nella sincera tristezza della conclusiva "Lost Angel", buon finale per piano e voce. Se "Forever Me" evidenzia quella maggior maturità cui accennavamo prima all'interno di strutture piacevolmente danceable, "Save" rappresenta invece ciò da cui la band deve staccarsi per crescere come auspicato, poiché non saranno certi spunti technopop di una leggerezza prossima alla dance da classifica a farli salire di categoria. C'è quindi ancora parecchio su cui lavorare, ma l'ascolto risulta tutto sommato piacevole e scorrevole (anche per via di un avaro minutaggio), e paiono esserci le basi per sorpassare colleghi sopravvalutati come i Code 64, sempre che i Nostri riescano a trovare la strada per la definitiva maturazione che ci si aspetta da loro col terzo e prossimo album. Disponibile nello spartano digipak o in download e streaming.
Roberto Alessandro Filippozzi
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