23-03-2012
OXYD
"Liveforms"
(Aliens Production/Signifier)
Time: (54:54)
Rating : 7.5
Il duo slovacco Oxyd, composto da quei Ryby e Lord Sauron che formano anche i più noti ed eccelsi Disharmony, giunge nel settimo anno di attività discografica alla quinta release sulla lunga distanza, segnatamente con un live registrato proprio in quel 2005 che vide l'uscita del debutto - in combutta con Sumad - "Mysterious Places Of Dead Souls". Laddove Disharmony ha più muscoli e sfaccettature da mostrare, vocals comprese, Oxyd ha sempre preferito uno stile più prossimo alla dark ambient, nel quale innestare la giusta dose di riverberi industriali e suadenti trame IDM: un suono che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare, soprattutto grazie all'attività della Aliens Production, ottima label (gestita dagli stessi Ryby e Lord Sauron) che cura l'uscita di "Liveforms" in collaborazione con l'americana Signifier. Nonostante si debba tornare indietro di sette anni, le tracce incluse nell'ora scarsa del dischetto risultano tutte inedite, e non è da escludere che questo lotto di canzoni possa essere stato inizialmente pensato come il vero e proprio debutto di Oxyd, anche se poi è andata diversamente... Alte sono invece le probabilità che si tratti di una sessione registrata sì dal vivo, ma in studio, poiché non si sente traccia di pubblico o altro, ed anche la qualità della registrazione depone a favore di tale tesi. A parte questo, è un piacere scoprire nuove tracce del primo periodo del progetto, indipendentemente dal fatto che si preferisca l'ariosa e rilassante intensità dell'iniziale title-track, piuttosto che la rigida severità dell'austera "Propulsion" o, ancora, la minacciosità della sinistra e plumbea "Moonlight" (dove emergono quei samples gregoriani che tanto piacciono al duo). Non a caso i momenti nei quali la matrice IDM si fa più pregnante sono quelli in cui Oxyd 'incontra' Disharmony, ovvero "Voices In Me" ed "Emphatic Clone"; molto bene anche le quattro parti di "Dead Souls", dove il duo ha modo di liberare ulteriormente il proprio estro con soluzioni ricercate e suggestive (pescando anche fra le sonorità etniche), mentre il finale è lasciato alla cupa "Aura", degna tappa conclusiva di un viaggio nei suoni altamente affascinante, condotto da artisti capaci e sempre in grado di dosare con classe gli emozionanti crescendo d'intensità. Uscita imperdibile per gli estimatori di Oxyd, ma ottima anche quale introduzione all'arte musicale degli slovacchi, per chi ancora ne fosse all'oscuro.
Roberto Alessandro Filippozzi