10-03-2012
THE ARCH
"Engine In Void"
(Echozone/Masterpiece)
Time: (50:34)
Rating : 6.5
Per chi non conoscesse questo storico quintetto belga, per la precisione di lingua fiamminga, basti riportare la mente su una qualunque delle piste da ballo europee, dove hit come "Ribdance" o "Babsi Ist Tot" continuano a riecheggiare dalle casse dei club. The Arch non sono solo una solida realtà dalla fucina della Echozone, ma anche una band dalla carriera ventennale, in grado di eguagliare a livello di esperienza i grandi nomi della scena electro. I cinque ultraquarantenni firmano così un nuovo contributo nella scena elettronica, lontana dalle contaminazioni rocciose della EBM germanica, ma devota a quella wave/post-punk che appunto negli 80s impazzava. Qualità e classe, infatti, non vengono a mancare. L'apertura di "Engine In Void" è affidata all'atmosferica "Individuals" (anche videoclip), con cui la band rischia di presentarsi con un biglietto da visita piuttosto insolito, snodato su fraseggi ambient e sintetismi dark. Magari una scelta coraggiosa, politica, o magari anche provocatoria, visto che il resto dell'album non delude le aspettative dei fans. "Donor" e "Seminary" sono due dance-hit che non tengono ferme le gambe, aggraziate da una produzione soffice (di JDSub), che sveste la ruvidità tipica del genere negli ultimi dieci anni. "Only She" è un omaggio melodico della miglior new-wave sintetica, mentre a "Let It Beat Us" va la scettro di miglior brano del disco, così catchy e mainstream da far battere il cuore. "My Suitor" e "In Silente", invece, chiudono il platter con l'inserimento di vocals femminili (di Veerle Vanhoeck), smussando al meglio gli angoli di uno stile che i The Arch dimostrano di conoscere appieno. Purtroppo bisogna ammettere con tutta sincerità che da una piccola leggenda come loro ci si poteva aspettare qualcosa in più, vista la grande concorrenza dei giorni nostri, anche solo delle uscite più recenti (c'è Haujobb che non fa prigionieri). Forse i belgi avrebbero dovuto puntare più sulla corposità, in modo da sedurre anche le generazioni più giovani, cresciute a Funker Vogt e :Wumpscut:, ma è comunque un dato di fatto che "Engine In Void" è un disco da consigliare a tutti i fedeli della electro-music. Non si può dire che la Echozone abbia sbagliato.
Max Firinu