25-05-2007
DAYS OF FATE
"Traffic"
(Rabazco/Masterpiece)
Time: (69:04)
Rating : 6.5
Attivo sin dal '93 e con alle spalle un paio di album ("Gates" del '96 ed "Home-made Cake Of The Day" del 2003) e quattro miniCD, il quartetto teutonico si ripresenta oggi col terzo full-lenght, frutto di tre anni di intenso lavoro. Se la band appariva ingenua e poco interessante fino alla pubblicazione del primo album, c'è però da dire che già il follow-up mostrava grandi progressi, spostando il tiro verso un discreto synthpop nel quale i Nostri tentavano di integrare anche le chitarre. Il suono odierno dei Days Of Fate non si discosta granché dal precedente album, ma anche stavolta qualche passo in avanti è stato fatto: la produzione è infatti decisamente migliorata, e di conseguenza è oggi più facile accorgersi tanto del buon lavoro svolto in fase di arrangiamento quanto dell'apporto delle chitarre, finalmente integrate in maniera più efficace. Il risultato è un album che gode di qualche momento piuttosto azzeccato (la solida "Question Your Mind", l'intensa e groovy "Final Destination", la ben costruita "Share A Moment", la potente e chitarrosa "Quicksand" e la ritmata e scoppiettante "Sounds Real"), alternando però certe buone intuizioni ad episodi decisamente mediocri e manieristici come "Something Special" e "Rising Again" (la quale ospita alla voce Stefan Großmann degli Absurd Minds), mentre le restanti tracce scorrono senza particolari sussulti. Di certo il quartetto ha affinato il proprio songwriting, e difatti Torsten (cantante non fenomenale, ma comunque capace) e soci sanno come rendere un refrain funzionale e come costruirci attorno una canzone dignitosa, ma l'impressione che emerge al termine dell'ascolto è che i Days Of Fate abbiano ancora bisogno di quella scintilla in grado di far compiere loro il definitivo salto di qualità per riuscire ad elevarsi al di sopra dei troppi act 'senza infamia e senza lode'. Di scarsa utilità i 4 remix conclusivi (due dei quali curati dalla band stessa), sicuramente più ritmati e funzionali per i club, ma non certo memorabili. Nel premiare - almeno in parte - i piccoli passi in avanti fatti dalla band ci auguriamo che il prossimo album sia quello della reale svolta, perché da quella che è già la loro terza prova sulla lunga distanza era lecito attendersi qualcosa in più.
Roberto Alessandro Filippozzi
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