29-01-2012
SORIAH with ASHKELON SAIN
"Eztica"
(Projekt)
Time: (68:09)
Rating : 8.5
Sul finire del 2009 vi parlammo in termini più che positivi di un disco, "Atlan", che ci colpì in primis per i due artisti che in esso collaboravano: Ashkelon Sain, dei tristemente disciolti Trance To The Sun e attivo da alcuni anni come Submarine Fleet, ed il misterioso maestro della tecnica vocale 'tuvan throat singing' Soriah, al secolo Enrique Ugalde, entrambi dall'Oregon. Se è stato un piacere ritrovare in ambiti a noi cari il primo (rimasto un po' in ombra con Submarine Fleet), quest'ultimo si è rivelato un'autentica sorpresa per la duttilità mostrata, nonostante egli non sia nuovo alle cooperazioni in seno alla musica oscura (buona ultima quella con Dead Voices On Air sul recente "Michael And The Angels Fought"). Dopo quel primo ammirevole passo di due anni or sono, fortunatamente la collaborazione tra i due prosegue, ancora una volta sotto l'egida della Projekt, dando la netta impressione che i Nostri siano solo all'inizio di un'avventura in coppia che, col tempo, darà frutti sempre più pregiati ed importanti, fondendo in un corpus unico ed inscindibile l'ombrosità del suono dark ed il misticismo più insondabile dell'Asia. Il misterioso e suggestivo connubio sonoro creato dalle magiche trame del polistrumentista Sain, dalla sublime tecnica vocale di Soriah e dal suo vasto campionario di strumenti antichi, rituali o caratteristici dell'Asia centrale (flauti, campane, percussioni...), raggiunge oggi nuove vette di perfezione e potenza espressiva: in un lavoro più snello e scorrevole rispetto al debut, sia l'apporto strumentale che quello vocale si fanno più ricchi, intensi e magnetici, permettendo alla ritualità sciamanica che attraversa note e parole di trasportare la mente verso nuove proiezioni astrali. La maggior ricchezza dei dettagli, fra cui un uso di chitarra e basso che rimanda ai Fields Of The Nephilim più psichedelici e lisergici di brani monumentali come "Sumerland" o "Psychonaut", si sposa alla perfezione ad un intenso lavoro percussivo di altissimo livello, base ideale per consentire a Soriah di spaziare con le sue inestimabili corde vocali ben oltre i confini del canto tuvano, in una gamma di soluzioni vasta e suggestiva come pochi altri al mondo saprebbero offrire. Momenti che avvolgono l'anima e ricongiungono con livelli perduti di antica spiritualità come "Iix", l'evocativa e penetrante title-track, la mistica "Ximehua", la delicata e pacifica "Omeyocan" e l'apoteosi finale "Amochantzinco" valgono il prezzo del CD anche se presi singolarmente, ma se ancora questo non bastasse, la perla assoluta "Xiuhcoatl" vi trascinerà in un vortice di suoni ed arrangiamenti semplicemente irresistibili per maestria strutturale e per il carico di pathos che veicolano. Il suggestivo artwork della pregiata confezione eco-wallet a sei pannelli è il degno complemento visivo ad un'opera la cui autentica forza spirituale comunica direttamente con l'anima e ricongiunge con il senso più profondo di appartenenza alla Madre Terra, facendo da viatico per nuovi livelli di coscienza e stati mentali impensabili nel sedicente 'mondo moderno'. Un potenziale evocativo immenso per proiettare mente e spirito oltre l'orrore odierno, verso ciò che l'umana mancanza di scrupoli, col silenzio-assenso (colpevole) delle masse addomesticate e sedate, vorrebbe tumulare ben sotto le fondamenta del nefasto 'Nuovo Ordine Mondiale'. Anche dischi come questo servono a ricordarci che siamo creature della Terra, prima che tarantolati dell'iPhone.
Roberto Alessandro Filippozzi