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02-01-2012

HENRIC DE LA COUR

"Henric De La Cour"

Cover HENRIC DE LA COUR

(Progress Productions)

Time: (41:12)

Rating : 7.5

Nelle due decadi appena trascorse, band come Yvonne (1993-2002) e Strip Music (2003-2009) sono state molto importanti nel panorama indie scandinavo. Frontman di entrambe le formazioni fu Henric De La Cour, oggi approdato nella sua dimensione solista alla corte di quella Progress Productions che ha dato asilo anche agli eccellenti Kite del suo amico - nonché compagno in ambedue i succitati progetti - Christian Berg. Con una solida reputazione come performer a tutto tondo, Henric ritrova sul suo cammino Rikard Lindh (già al suo fianco come tastierista degli Yvonne), il quale, oltre a collaborare alla scrittura di alcuni brani, produce questo esordio solista e ne suona le varie parti, coadiuvato per basso e chitarra da altri reduci dei due progetti di cui sopra come Valdemar Asp e David Lindh. Un team di vecchi amici che si ritrova per dar vita alle visioni artistiche del carismatico singer, attraverso un songwriting quanto mai ancorato al pop elettronico dei primi anni '80, ma dotato di un'anima ombrosa ben distinta e lontano dal revivalismo fine a sé stesso. L'amore per le sonorità della storica decade musicale è patrimonio del 37enne De La Cour, il quale non ha paura di sfruttare suoni e soluzioni di un passato tanto illustre, poiché pienamente conscio di saperne convogliare le malizie in una scrittura che non difetta né quanto a personalità, né tanto meno a livello di efficacia. La versatilità vocale del Nostro è frutto diretto del suo indiscutibile carisma, e se i refrain colpiscono sempre nel segno, non sono da meno strofe costruite con intelligenza e ricche di pregevoli sfumature. Fra i tanti pregi di un songwriting variegato e completo vi sono l'intensità ed il pathos, che non difettano praticamente mai, sia che si parli di episodi più tesi (la ballabile e groovy "Son Of A Bitch", una pulsante "Dogs" che odora di post-punk, la scattante e minimale "Lovers"), sia che il clima si faccia più rilassato (la sottile e malinconica opener "Hank Solo", la più delicata e notturna "Bedtime"). Segno evidente di come non ci si trovi affatto davanti a canzonette intenzionate a rinverdire per lo spazio di pochi minuti un passato che ancora ispira tanti artisti, bensì a veri e propri gioiellini che, se fossero usciti 25-30 anni fa, avrebbero fatto ampi proseliti (emblematica in tal senso una traccia magica ed emozionante come "80's", esplicativa fin dal titolo), proprio come i brani dei succitati Kite, coi quali a questo punto appare doveroso organizzare un tour. Un gran bel primo passo da solista per l'esperto musicista, dal quale ci attendiamo ulteriori buone notizie per il futuro: disco imperdibile per chi guarda agli 80s con la fatidica lacrimuccia, ma non si accontenta della "brutta copia di...".

Roberto Alessandro Filippozzi

 

http://www.myspace.com/henricdelacour

http://www.progress-productions.com/