18-05-2007
VIRTUAL SERVER
"Setup"
(A Different Drum/Audioglobe)
Time: (62:16)
Rating : 6
Il poliedrico DJ RAM, produttore, remixer e dj in quel di Mosca, torna sul mercato col secondo full-lenght della sua creatura Virtual Server, con la quale aveva già pubblicato l'album "Installed" nel 2002, un paio di maxi-singoli nello stesso anno ed un disco di remix in quello successivo. Sebbene siano passati diversi anni dal debut, la formula compositiva del progetto Virtual Server rimane la medesima: DJ RAM ad occuparsi di tutta la parte musicale dell'album, con vari ospiti chiamati a ricoprire il ruolo di cantanti ed a scrivere i testi, ognuno per uno specifico brano. La sterminata serie di collaborazioni in veste di remixer per DJ RAM si è tradotta in una fucina di contatti, grazie ai quali non ha faticato a reclutare nomi anche di prima grandezza del panorama elettronico più melodico, specialmente in ambiti come il synthpop ed il future-pop (ovvero gli stessi generi a cui si rifà, appunto, Virtual Server). Pur sapendoci indubbiamente fare, DJ RAM non è uno di quei nomi che inseriremmo in una lista dei migliori compositori di musica in ambito synthpop/future-pop: "Installed" aveva infatti evidenziato un'eccessiva predilezione per basi estremamente danceable, lasciando intravedere una certa pochezza di idee, ma stavolta il risultato finale si rivela per lo meno più variegato di quanto ascoltato sul precedente lavoro. Si parte bene coi suoni raffinati dell'avvolgente e ritmata "My Preservation", ben interpretata dalla voce vellutata di Darrin Huss (Psyche), e si prosegue ancora meglio con l'ottima ed intensa "The Earth", la quale, complice l'eccellente performance vocale di Reagan Jones, suona proprio come un brano degli ultimi Iris, e davvero non è poco! Purtroppo è già ora di fronteggiare episodi stucchevoli, come lo sono sia la techno-oriented e commercialissima "My Inner Peace" (cantata da Marcus Geltner dei Rename) che la danceable "Desperate Man" (con alla voce Pål-Magnus Rybom degli Echo Image), mentre sorprende "Razor", ruvido ed isterico muro sonoro sorretto dall'apporto vocale del Tom Shear (Assemblage 23) che meno ti aspetti, anche se il brano stesso finisce per fare a pugni col resto dell'album... La pompata e dinamica "I Will Fly", ospitando dietro al microfono P.O. Svensson dei Colony 5, suona esattamente come uno qualsiasi dei brani della mediocre band svedese, mentre tocca a Lars Rohnstock (degli ottimi Perfidious Words) impreziosire le trame synthpop melodiche e raffinate di "It's In All Of Us"; discreta anche la ritmata "Kept You", ben cantata da Michael Pohl di Wave In Head, mentre lo strumentale "Apollo-Soyuz" rivela tutto l'amore per la goa-trance di DJ RAM. Decisamente indigesta la spigolosa "Hopes", realizzata con l'apporto di Sven Enzelmann di quei The Promise che da qualche anno si annunciano come la 'next big thing' (mah...), cui segue la noiosetta e lineare "Tropfean Im Ozean", segnata dalla voce scialba di Rico F. Piller di P24; piuttosto stucchevole anche la pompata "In A Hour From Now" (cantata da Brian Hazard di Color Theory), mentre l'ultimo colpo di coda è rappresentato dalla conclusiva "Never", buon esempio di synthpop avvolgente e ben interpretata da Alexander Braun e Manfred Thomaser dei !distain. Peccato non poter disporre della versione doppia, comprendente anche un brano ("My Dimension") realizzato assieme agli italiani Syrian e curiosamente relegato a giacere in mezzo a svariati remix, anziché sul dischetto qui in esame... Pur avendo senza dubbio compiuto qualche netto passo in avanti rispetto all'inconsistente debut di cui sopra, DJ RAM dimostra di avere ancora molta strada da percorrere prima di poter arrivare ad intravedere le vette creative degli inarrivabili Schiller (tanto per citare un altro progetto che si deve affidare a voci esterne), ma, detto francamente, ci vorrà ben altro anche solo per riuscire ad esprimere qualcosa di per lo meno rilevante.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.adifferentdrum.com/