05-09-2011
VENDEMMIAN
"One In A Million"
(Echozone/Masterpiece)
Time: (38:56)
Rating : 7.5
Dopo sei lavori realizzati tra il 1993 e il 1997 e parecchi anni di silenzio, interrotti solo dall'album "One More Time" del 2008, ritroviamo con piacere una delle band che ha tenuto alto il nome della new wave in tutta Europa, e non solo. "One In A Million" prosegue con la strada intrapresa recentemente dal duo britannico, in quella che può essere considerata a tutti gli effetti la seconda era dei Vendemmian: come era accaduto per l'appena menzionato "One More Time", assistiamo al definitivo abbandono dei tipici suoni ultraflangerati, quasi shoegaze, di album epocali quali "Transition", in favore di un suono più fresco e minimale, meno oscuro ed oppressivo ma allo stesso tempo convincente, ispirato agli anni d'oro della wave e del post-punk che furono. Pur non denotando gran personalità (sono fin troppo frequenti i richiami ai Mission in primo piano, e più sullo sfondo Sisters Of Mercy, Danse Society e primi U2, oltre ai meno conosciuti Plastique Noir), i brani si distinguono per semplicità, convinzione, immediatezza ed energia. La title-track, posta in apertura, si presenta trascinante e onesta, sorretta da un fresco e accattivante lavoro alla sei corde che ricorda il marchio di fabbrica dei Chameleons: da far sentire e risentire alla moltitudine di gruppi neo-wave odierni che tentano di rinverdire tali formule, trasportando però ai più infimi livelli gli insegnamenti dei capostipiti dell'epoca. Dopo una simile opener le aspettative schizzano alle stelle, ed invece la seguente "Hollow Inside" rimane oppressa nella sua languidità, chiusa su sé stessa, anonima, lasciando solamente intravedere quanto le linee vocali di Mark Douglas siano influenzate da quelle di Wayne Hussey. Cosa che appare evidente anche nella successiva "I'm Falling", che ha però dalla sua parte l'onere di riportare in alto il livello dell'album. Uno degli episodi più riusciti è sicuramente "Shine On", leggera e sognante nel suo romanticismo senza tempo, emozionante al punto di farsi perdonare l'eccessiva somiglianza armonica con la "New Years Day" dei più celebri colleghi dublinesi. Le carte migliori non sono però esaurite, e così ci tuffiamo direttamente negli eighties con "Walk Away", forte di un bridge suggestivo e un interessante intermezzo chitarristico, o nella malinconia di "Innocent", avvolta da un'aurea di inesploso fervore fanciullesco. Senza colpi di scena, questo "One In A Million" scivola lungo un percorso ampiamente calcato da una molteplicità di esempi passati e presenti, ma in questo caso con piacevole maestria. Un album composto e prodotto con l'assoluta consapevolezza dei margini entro i quali voler collocare l'opera: nulla di sperimentale o particolarmente coraggioso, per un lavoro che mette in luce la perizia e l'esperienza di veterani che sono profondi conoscitori e sostenitori del genere. Probabilmente da band di questa caratura ci si aspetterebbe qualcosa di più che non un semplice disco (per quanto buono) fatto su misura per nostalgici insofferenti; semmai qualcosa che possa permettere interessanti e futuri sviluppi, colpi di genio che tramandino ai posteri interessanti prospettive... Un album comunque fortemente consigliato a chi continua instancabilmente a ricercare nei gruppi odierni, senza successo, quelle sonorità che tanto apprezzava nei mostri sacri sopraccitati.
Silvio Oreste
http://www.myspace.com/vendemmianofficial
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