18-06-2011
PALE ROSES
"Unveiled"
(Rage In Eden/Audioglobe)
Time: (42:35)
Rating : 7
I Pale Roses sono un gruppo neofolk francese giunto al secondo album in due anni, con il precedente "Fear Of Dawn" uscito lo scorso anno per la Eastern Front. Visto il buon riscontro del debutto, l'attiva label polacca Rage In Eden ha ben pensato di metterli sotto contratto, vedendo ripagata la propria fiducia con un album che supera come valore il precedente. Gli ingredienti sono gli stessi: chitarra acustica, pianoforte, voce, tanto minimalismo, riferimenti alle guerre e al paganesimo. Su per giù le stese cose di Sol Invictus, Death In June, Current 93 e compagnia bella. Tuttavia qualche differenza c'è. L'album, infatti, emana un senso di calore malinconico, come se i pezzi fossero stati scritti su una poltrona davanti ad un camino, con il fuoco acceso come unica luce. C'è malinconia ma anche un senso di serena rassegnazione, mentre sullo sfondo scorrono liriche intrise di storia, con i frequenti richiami alle due guerre mondiali e alla mitologia celtica, nordica e greca. Gli strumenti acustici tracciano linee melodiche esili e quasi impalpabili, visionarie e a tratti psichedeliche. Potrà sembrare una eresia quella che sto per dire, ma in alcuni episodi c'è una connessione con il rock/folk psichedelico fiorito in America negli anni '80, quel Paisley Underground che vedeva protagonisti personaggi come i fratelli Roback (Rain Parade, Opal, Mazzy Star) e la sacerdotessa Kendra Smith. Inoltre le atmosfere ricordano anche le scarne elucubrazioni post-folk di Will Oldham e dei suoi Palace Brother. Nel caso dei Pale Roses manca la componente elettrica che fa capolino ogni tanto nelle composizioni degli artisti prima citati, ma è il concetto di andare alla radice dei suoni che è lo stesso e che colpisce nel segno. Un brano come "Elsie Wright", per esempio, potrebbe stare tranquillamente nella discografia dei Mazzy Star. Tornando al versante più puramente neofolk, direi che il termine di paragone più appropriato per definire il suono dei Pale Roses è quello dei Current 93, soprattutto quelli dei pezzi folksy dell'ultimo periodo, nonché di un disco come "Soft Black Stars". Anche a livello vocale ci sono delle somiglianze, con le liriche quasi recitate più che cantate, anche se senza il carisma del buon Tibet. "Here We Are", "Red Eve" e "Uri Geller" sono forse i pezzi più completi e maturi, insieme al già citato "Elsie Wright". Negli altri brani talvolta lo schema sonoro (chitarra più piano più voce) diventa ripetitivo, anche se la sensazione di calore e onestà intellettuale è sempre presente. L'unico episodio totalmente fuori dalle corde dell'opera è "Rise (For Madame Blavatsky)", un mantra rituale urlato e assolutamente poco ispirato. Chi non è incline ad apprezzare questo tipo di musica potrà trovare tutto quanto noioso; chi però possiede la giusta sensibilità troverà in "Unveiled" delle deliziose perline acustiche.
Ferruccio Filippi
http://www.myspace.com/morepaleroses