28-05-2011
ADVERSUS
"Der Zeit Abhanden"
(Sonorium)
Time: (77:58)
Rating : 6.5
Per descrivere il nuovo lavoro degli Adversus si potrebbero usare numerosi aggettivi, ma 'ambizioso' e 'complesso' penso siano i più immediati. Come una lente di ingrandimento che scova il più inaccessibile particolare di un qualsiasi elemento in natura, "Der Zeit Abhanden", terzo full-length della band, esplora territori e paesaggi già da tempo noti al folk metal in tutte le sue sfaccettature, ma li arricchisce di particolari nuovi e audaci. I quasi ottanta minuti del dischetto, compresi tra un prologo e un epilogo di natura medievale e sinfonica, perfetta per cortometraggi o documentari, si distendono tra folk, metal, electro e chi più ne ha più ne metta. Inizialmente cotanta eterogeneità può lasciare un po' sconcertati, ma dopo numerosi ascolti il filo conduttore che il membro fondatore Torsten Schneyer tesse con grande sagacia viene fuori in ogni sua sottile ricercatezza. Atmosfere leggendarie e tolkieniane si alternano ad alienanti luoghi misteriosi, fino a scovare spazi immensi e inaccessibili, ma trattati sempre da un punto di vista epico e romantico. Come naturale che sia per una proposta così variegata, la strumentazione è a dir poco estesa: flauto, viola, violino, cornamusa, clarinetto ed oboe convivono con chitarre ora in stile powerchords, ora raffinate ed eleganti nel somministrare melodie classicheggianti e progressive. Restando sul versante melodico, le tastiere giocano un ruolo primario, spaziando da armonie sinfoniche e neoclassiche a moderne sonorità industrial. La batteria sconfina a tratti in territori puramente black metal, laddove molto più spesso segue con incedere epico l'avvicendarsi di una molteplicità infinita di strutture che contemplano anche l'uso di beat elettronici. Il collante più immediato è dato dalle voci di Torsten e Aysel: teatrale e inquietante la prima, ma troppo spesso lanciata in gorgheggi e in spigolosità più proprie a un kapò delle S.S. che non a un cantante; più omogenea e impostata la seconda, nella perfetta tradizione di gruppi gothic-folk mitteleuropei. Si passa quindi dall'orchestrale e cinematografica immagine del "Prolog" alle sfuriate black/folk di "Gespinste" e "In Des Hades Tiefen", alla macabra ballad "Kellerkind", fino agli episodi più electro-folk di "Entropia", che si sviluppa in chiave progressive, e l'industrial di "Unter Den Hüllen", a mio avviso uno dei brani migliori, anche se un po' troppo avulso dal resto del contesto. Ma se la dimensione maestosa dell'opera può essere interpretata come indissolubile qualità, dall'altro lato l'estrema visione periferica degli Adversus può generare incomprensione e noia, soprattutto per chi non è avvezzo a questo tipo di sonorità. La suddetta dimensione rischia di rimanere l'unica peculiarità dell'album. Se anche tra i lunghi solchi di queste composizioni si nascondono piccole gemme compositive, inevitabilmente la lunghezza eccessiva del lavoro fa sì che esse rimangano nascoste e difficilmente memorizzabili dall'ascoltatore che si affaccia a questo prodotto con la curiosità del neofita, e non con la devozione dell'appassionato. Un'ulteriore verifica dell'ambiziosa ed egocentrica opera degli Adversus ci viene fornita dalla confezione box, contenente un libretto con undici racconti relativi alle tracce musicali. In fin dei conti, risulta molto difficile esprimere un giudizio definitivo su "Der Zeit Abhanden". Voto da prendere con le molle.
Silvio Oreste
http://www.myspace.com/sonoriumrecords/