16-04-2011
VERSUS
"Different Twilight Places"
(Echozone/Masterpiece)
Time: (72:59)
Rating : 5
Seppur attivi da dieci anni, i tedeschi Versus approdano solo ora al debut album, tanto per cambiare a cura di quella Echozone che sta facendo della quantità il proprio credo. Ma quando quest'ultima prevale sulla qualità, il rischio è che fra certe ottime cose (Born For Bliss, Minerve, Downstairs Left) facciano sempre più spesso capolino uscite inconsistenti, quando non addirittura vergognose (The Dark Unspoken). E purtroppo il duo di Monestirea inconsistente lo è, principalmente per via di un sound confuso e derivativo dove convivono troppe correnti: tra synthpop, futurepop, EBM, rock, un pizzico di rap e velleità 'alternative' la carne al fuoco appare davvero troppa, ed il risultato è un lavoro sfilacciato, tragicamente privo di coerenza. Spesso più stili a cui attingono i Versus si trovano a convivere nel medesimo brano, ed il grave limite del duo sta nel non riuscire a combinarli con efficacia, specie quando interviene una chitarra il cui suono cozza col resto in maniera evidente. Diversi ospiti intervengono nei vari brani (l'unico nome noto è però quello di Stefan Großman degli Absurd Minds), specialmente per quanto concerne l'apporto vocale, ma proprio su questo punto la band ha molto da lavorare, perché spesso e volentieri questo connubio d'ugole (anche femminili) funziona poco e male. Se esperimenti come il cantato rap nell'alternativa "A Lonesome Girls Night" lasciano il tempo che trovano, ci si chiede come facciano i Nostri a saltare con scellerata 'disinvoltura' da pezzi simili ad altri praticamente agli antipodi come "We Are Cloned", scheggia futurepop che pare rubata ai Colony 5 (siamo praticamente al plagio), ma quel che è certo è che i momenti più smaccatamente electro-oriented risultano i migliori, come dimostrano la potenziale hit "Frequency" (sebbene pure questa paia un furto, stavolta ai danni dei Future Trail), la più oscura e vorticosa "Definition:Lost" e la solida "Boundless". Ma difetti ed incertezze prevalgono, e servono a poco una ballad stucchevole e artefatta come "Beautiful Like You" ed una "Re:Start" che fa il verso ad Icon Of Coil e Funker Vogt, quando è la consistenza a mancare e gli arrangiamenti non funzionano... La quindicesima ed ultima traccia prevista è "Travelling Home", strumentale completamente inutile, cui segue - dopo il consueto spazio vuoto - l'immancabile ghost-track, ovvero una versione più atmosferica e suadente della cantilenosa "Monestirea", e c'è pure un sedicesimo pezzo: una sorta di hip hop in tedesco che i Nostri proprio non hanno voluto risparmiarci, allungando ulteriormente un lavoro il cui eccessivo minutaggio è solo l'ennesimo punto a sfavore. Un debutto troppo confuso e privo di compattezza per gente che vanta dieci anni di esperienza alle spalle: meglio che tornino a farsi sentire quando avranno le idee più chiare su quale strada seguire...
Roberto Alessandro Filippozzi
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