05-03-2011
MYSTIGMA
"Andagony"
(Echozone/Masterpiece)
Time: (55:28)
Rating : 6.5
Per chi non conoscesse i Mystigma, il nome stesso della band e la grafica di copertina del loro ultimo album "Andagony" potrebbe essere decisamente fuorviante; infatti in questo terzo lavoro dei tedeschi (che segue "Universal Surrender" del 2005) difficilmente si riesce a trovare qualcosa di oscuro, mistico o tenebroso come si potrebbe pensare. Trattasi semplicemente di un gothic metal easy-listening sulla scia di nomi quali To/Die/For e Paradise Lost del periodo "Host". L'oscurità è marginale, affidata nella quasi totalità agli inserti elettronici dei synth; in primo piano rimangono le melodie e una certa pulizia del suono, che da un lato evidenzia una maturità da musicisti navigati, come del resto lo sono i Mystigma, ma dall'altro palesa la mancanza di un certo struggimento tipico della giovinezza, della frenesia e della spontaneità, di quei sentimenti impetuosi e primitivi che spesso danno quel qualcosa in più ad un'opera. Qua sembra tutto un po' troppo calcolato, nonostante le capacità generali e individuali siano ineccepibili: la voce di Torsten Bäumer scivola chiara e limpida, ricorda timbri già sentiti ma allo stesso tempo si distingue per la sua naturale semplicità nel non voler scimmiottare nessuno (almeno sembra), come invece troppo spesso accade. Le chitarre di Jörg Bäumer vibrano incisive senza strafare e, come nei canonici schemi gothic metal, alternano powerchords serrati a fraseggi più appoggiati. La base ritmica è solida e precisa, con richiami più metal che dark, grazie a decorazioni col doppio pedale e stacchi improvvisi. L'elettronica ha un ruolo marginale ma molto preciso, decreta il clima del brano ed è probabilmente la cosa che meglio permette di distinguerli l'uno dall'altro, dal momento che l'approccio compositivo rimane immutato per tutte le tredici tracce dell'album. Ed è proprio questa sorta di uniformità che rischia di rovinare ciò che di buono i Mystigma riescono a fare: perle come "Vision Incomplete", che nel refrain ricorda molto "New Generation" dei Secret Discovery (un'influenza piuttosto ricorrente nella nuova ondata di gothic metal teutonico...), la suadente e intrigante "Until It Ends" (ripresa come bonus track anche in lingua tedesca) o la dilatata e quasi alternative "Worlds Collide" meriterebbero di essere valorizzate, ma il restante contesto dell'album le lascia un po' in ombra. Probabilmente una selezione più accurata dei brani avrebbe generato un ascolto più concentrato, mentre in questo modo si rischia di perdersi tra i meandri della ripetizione. Personalmente ritengo che un lavoro come questo, con melodie accattivanti e accessibili, abbia bisogno di due elementi peculiari per potersi distinguere rispetto alla media: brani più disomogenei per struttura e sonorità e cura maniacale nell'arrangiamento e nell'armonia del refrain, che rimane comunque sempre il punto cardine, l'evento culminante della composizione. Così com'è, "Andagony" è un buon lavoro, ma rischia di essere relegato come uno dei tanti, da ascoltare una manciata di volte e accantonare.
Silvio Oreste
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