26-02-2011
MINERVE
"Please"
(Echozone/Masterpiece)
Time: (57:03)
Rating : 8
L'attivissima Echozone, tra gli inevitabili alti e bassi, bilancia bene il suo catalogo fra debuttanti e nomi d'esperienza, ed in questa seconda categoria rientrano a pieno titolo i tedeschi Minerve, che con "Please" giungono al terzo full-length, dopo "Breathing Avenue" del 2004 e "Sensefiction" del 2006. Se consideriamo che l'ultima uscita del trio è datata 2007 (l'EP "Take Me Higher"), appare chiaro come i Nostri si siano presi il tempo necessario a rifinire i dettagli di questa loro prima fatica targata Echozone, coincidente con l'importante traguardo del terzo album. Un traguardo che la band affronta da una posizione di vantaggio, avendo mostrato un'invidiabile maturità coi due precedenti full-length, e per contro anche un test arduo, proprio perché è più 'facile' compiere il salto di qualità quando le prime due prove rivelano ancora evidenti ingenuità o angoli da smussare. Ed il trio non si è certo seduto sugli allori, limitandosi magari a replicare sterilmente quanto di buono è stato fatto in passato: coadiuvati e monitorati costantemente dal rinomato producer Olaf Wollschläger (And One, Mesh, Wolfsheim...), vero e proprio valore aggiunto che per l'album stesso ha persino composto ed arrangiato (assieme a Dirk Riegner dei Secret Discovery) la title-track, i Nostri sono riusciti a compiere quell'ulteriore passo in avanti che garantirà loro un posto al sole nel panorama synthpop europeo. Esaltate da una produzione a dir poco eccellente (a fianco del superbo lavoro svolto da Olaf, va segnalato il mastering a cura di John Cremer, già al lavoro con nomi del calibro di Pink Floyd, Kraftwerk, Eurythmics, Deep Purple...) e dalla splendida prova vocale di un Daniel Wollatz decisamente ispirato e molto più completo rispetto al passato, le dodici canzoni di "Please" scivolano via che è un piacere: la partenza, con le agili e ballabili "Hold Me Tight" ed "Every Day" (entrambe memori dei T.O.Y.), è fresca e scintillante, e subito ci si accorge della qualità degli arrangiamenti e della cura posta sugli ottimi refrain, oltre che dell'innegabile buon gusto melodico. La prima gemma del dischetto coincide col primo singolo estratto (saranno tre in totale, tutti realizzati nel solo formato digitale), "Down To The Ground", contagiosa ed irresistibile song dai bei riflessi wave e dal memorabile refrain arioso, ben seguita dall'intensità e dal pathos di "Life Is An Illusion". Se è vero che a dischi come questo non può mancare una struggente ballad, la piano-based "You Don't Know Me" svolge maledettamente bene il compito, prima di una nuova puntata verso le piste con "Don't Ask Me Why" e con la più groovy e carismatica "Phoenix". Il synthpop del trio dimostra come ci sia vita oltre alla clonazione dei Depeche Mode (compito che i Nostri lasciano volentieri ad altri) e svetta in virtù di costruzioni ritmiche e sonore sempre formalmente impeccabili, come svela una volta in più "Read In My Memories", ma è una perla come la title-track a rappresentare al meglio lo stato di forma attuale dei Minerve: una carismatica (synth)pop-hit dal potenziale altissimo, perfettamente in linea col songwriting compatto sciorinato nel resto dell'opera, nonostante - come già anticipato - i meriti per la composizione vadano ad Olaf e a Dirk Riegner. L'intensità è sempre alta, e la melodica "Forbidden Love" ne è l'ulteriore esempio, mentre il pathos torna a regnare sovrano nella soffusa "Save Me"; chiude la bonus track "Under My Skin", ennesimo bel momento synthpop marchiato da un ottimo groove e da un eccellente refrain. Un ritorno coi fiocchi per un gruppo che, assieme agli ottimi svedesi Endless Shame, ha i numeri giusti per soddisfare i più esigenti seguaci del miglior synthpop, oltre alle capacità indispensabili per arrivare presto a scrivere pagine importanti per le sonorità di riferimento. Da seguire con attenzione.
Roberto Alessandro Filippozzi
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