19-02-2011
F.O.D.
"Maschinentanz"
(Fear Section/Audioglobe)
Time: (47:06)
Rating : 5
Terzo album per il four-piece berlinese che annovera fra le proprie fila l'ex-Blutengel Eva Pölzing, e secondo per la Fear Section, divisione della Out Of Line facente capo proprio a quel Chris Pohl che è il leader degli stessi Blutengel. Sin dagli esordi (i primi vagiti sotto forma di singoli risalgono al 2002) la band tedesca si è fatta portavoce della sintesi fra electropop ed EBM, gravitando in un'orbita che accomuna gli aspetti più catchy e dance del suono cesellato dai veterani And One e le malizie più commerciali dei Blutengel, somigliando comunque decisamente più ai primi. E ad onor del vero il gruppo si rivela molto abile nella costruzione di canzoni ruffiane e accattivanti, cozzando però contro clamorosi limiti: per quanto le varie song siano costruite in maniera impeccabile, pur nell'eccessiva linearità degli arrangiamenti, i Nostri si rivelano incapaci di infondere ai singoli brani quel qualcosa che li caratterizzi e li elevi sopra la media, finendo per affondare nella palude di un songwriting magari piacevole al primo impatto, ma assolutamente piatto e privo di momenti capaci di svettare sul resto. Sempre groovy, sempre catchy e sempre ammiccanti nell'intreccio fra voce maschile e femminile, i tedeschi si ritagliano lo spazio per qualche variazione solamente con la più sofferta "Mein Herz" (totalmente priva di reale pathos) e con la stucchevole electro-ballad finale "Schlaflied", ma è davvero poca cosa, e quando le strutture si fanno un tantino più nervose, come in "Distance", subito arriva un ritornello così easy da far storcere il naso, per tacere di una "Humanoid" che rincorre disperatamente il mitico groove della solita "Personal Jesus"... Intrappolati nei limiti di chi vuole sempre e comunque accontentare il pubblico del dancefloor, i Nostri avevano l'obbligo morale di dimostrare, nell'appuntamento col fatidico terzo album, di essere più di una semplice 'macchina per ballare' e di voler essere qualcosa in più di una 'party-band' buona giusto per aprire i concerti degli And One, ma hanno scelto la via che garantirà facili consensi in patria: qui, invece, difficilmente resterà traccia di loro.
Roberto Alessandro Filippozzi