13-02-2011
POESIE NOIRE
"Sense Of Purpose"
(Body Electric)
Time: (40:04)
Rating : 5.5
Sono sempre stato piuttosto dubbioso riguardo al ritorno sulle scene di band o artisti del passato dopo anni e anni di silenzio. Molto spesso, infatti, queste reunion sono dettate da obiettivi puramente economici e durano lo spazio di un disco e di un tour, per poi finire di nuovo nell'oblio. Non credo però che questo sia il caso dei Poesie Noire, non fosse altro per il fatto che loro di dischi non ne hanno mai venduti a milioni. Per chi non li conosce, voglio ricordare che i Poesie Noire sono un band nata a metà degli anni '80 in Belgio, terra fertile per l'electro-dark che ha visto nascere band importanti come À;Grumh, Front 242 e A Split-Second. I Poesie Noire nascono essenzialmente dall'unione di tre teste pensanti come Johan Casters, Marianne Valvekens e Hermann Gillis, che sono gli attuali componenti del gruppo. Fautori di una EBM primordiale venata di intensi chiaroscuri gotici, ma anche di abbaglianti sonorità pop, i Poesie Noire sembravano aver finito l'ispirazione una ventina di anni fa, dedicandosi ad altri progetti. Desta quindi sorpresa il loro ritorno discografico, pur giungendo in un periodo in cui alcune cult band degli anni '80, tipo i Kas Project, stanno rialzando la cresta. Il problema delle reunion è che, alla fine dei conti, il confronto fra le nuove e le vecchie produzione viene spontaneo, e spesso si risolve impietosamente a favore delle cose più vecchie. Nel caso di "Sense Of Purpose" il discorso potrebbe essere diverso: questo infatti è un disco ben scritto e ben fatto di buona EBM, con qualche pezzo che le clone-bands di oggi se lo sognano di poter scrivere. In particolare, quando il gruppo decide di attingere alla componente onirica del proprio sound i risultati sono spettacolari: "Choosers" per esempio è un brano sensuale e atmosferico ben recitato da Marianne Valvekens, che ha preso in eredità da Casters tutta la parte vocale. Non è da meno "Forget The Unforgettable", dotata di ritmica potente su base vocale eterea, o "The Radio Plays", che è forse il pezzo più aperto e solare a livello melodico. Non mancano i tributi agli anni '80, come "Hangman" o ancor più "Die Sonne", incrocio fra Yazoo e Depeche Mode, un pedaggio da pagare per chi è nato artisticamente in quel periodo. "Sense Of Purpose" è un disco dall'umore plumbeo, con suoni che si barcamenano fra le origini della new wave e le moderne influenze EBM, in un equilibrio non sempre riuscito. Infatti, rispetto ai lavori passati, i Poesie Noire sembrano aver perso lo smalto che li portava a mescolare il synthpop con le sonorità più gotiche, in un ibrido che ha creato una sorta di piccolo culto per questa band. La loro musica, pur rimanendo di buon livello, sembra essere finita nel guado della mancata modernizzazione, come se il gruppo avesse l'intenzione di rendere più attuali le proprie composizioni, senza però ancora riuscire nell'intento. Tornando quindi alla questione iniziale, cioè il senso di questa uscita, probabilmente la molla che ha spinto i tre a tornare è stata a volontà di dimostrare come la loro non fosse un'avventura di pochi anni (dall'85 al '91), ma un percorso che ancora deve trovare compimento. Tuttavia, alla luce di questa uscita, tale percorso appare ancora lungo.
Ferruccio Filippi
http://myspace.com/poesienoire