07-02-2011
PLASTIQUE NOIR
"Dead Pop"
(Pisces Records)
Time: (57:12)
Rating : 7.5
Se fossimo ciecamente in sintonia con tutto quello che i media cercano di inculcare nella nostra mente, l'opinione che avremmo del Brasile si baserebbe un po' superficialmente su una sequenza di immagini di spiagge e belle ragazze, danze incontenibili e divertimento non-stop. Purtroppo il Brasile non è solo questo, e il mezzo di comunicazione che abbiamo a disposizione per sfatare questi preconcetti è fornito, nel nostro caso, dai versi dei Plastique Noir di Fortaleza, una delle città-simbolo della doppia faccia dell'odierno Brasile. L'oppressione dell'aria irrespirabile di vecchi complessi industriali, la violenza di un quartiere chiamato "La Seconda Guerra Mondiale" e, più in generale, la totale assenza di speranza nel futuro è ciò che spinge la band, da una manciata di anni a questa parte, a implodere nostalgicamente la propria rabbia in una ricerca sonora che fonda le proprie radici nel post-punk e si sviluppa in contesti più propriamente darkwave e deathrock. Formatisi nel 2006, dopo "Offering", "Urban Requiems" e "The Early Grave" (quest'ultimo edito in combutta tra l'italiana Ekleipsi e la tedesca AF Music), nel 2009 pubblicano per la Pisces Records "Dead Pop", una sorta di raccolta dei brani presenti nelle precedenti release. Il pregio maggiore di "Dead Pop" è sicuramente quello di saper creare con grande efficacia un mood allo stesso tempo fresco e opprimente, grazie a melodie scarne e minimali che trascinano e scuotono l'ascoltatore sia da un punto di vista fisico che mentale. Gli impulsi della drum machine giocano un ruolo fondamentale nell'economia del suono dei Plastique Noir e lo impregnano di quel particolare fascino oscuro tipico di dischi come "Garlands", per citarne uno fra i tanti. Le parti vocali donano suggestive sfumature, si districano tra Peter Murphy ed Andrew Eldritch ma, se vogliamo muovere una critica, talvolta mancano di refrain che penetrino i neuroni dell'ascoltatore (ad eccezione della splendida "Creep Show", indubbiamente il miglior brano dell'album). Il grosso del lavoro è nelle mani del bassista Danyel, vero e proprio fulcro di un sound tenebroso e dondolante, e del chitarrista Marcio Mazela, che, pur scegliendo di usare suoni eccessivamente grezzi, si sobbarca sulle spalle quasi tutto il peso delle melodie, sforna riff granitici e si cimenta nel canto in "IML", episodio a sé che ricalca con sapiente attitudine punk i fasti dei Christian Death e le tendenze batcave dei primi anni '80. Il disco evolve in maniera straordinaria nella già citata "Creep Show", un brano che farebbe invidia a qualunque mostro sacro della scena; poi mantiene alta l'attenzione con l'orrorifica "Killdergarten" e le avvolgenti "Desire Or Disease" e "Shadowrun", oltre a "Silent Shout", la quale, come anche "Phantom In My Stereo", si avvale di un esuberante intreccio melodico chitarra-basso che ricorda le vette commerciali dei Cure o le agrodolci armonie dei Sad Lovers And Giants più minimali e diretti. Nudo e crudo come nella miglior tradizione anni '80, senza sovraincisioni o manipolazioni di alcun tipo (tranne nel solito becero remix elettronico posto in chiusura all'album), "Dead Pop" risulta un disco piacevole e nostalgico, senza alcuna pretesa di innovazione, perfetto in ultima istanza per chi ama la wave senza fronzoli, così come è stata concepita all'alba dei tempi. Da parte nostra non resta che segnalare un altro gruppo che, come altre attuali realtà nostrane, merita una maggiore attenzione e un riconoscimento artistico adeguato.
Silvio Oreste
http://www.piscesrecords.com.br/