07-02-2011
MOON.74
"Newborn"
(Echozone/Masterpiece)
Time: (60:54)
Rating : 4.5
L'iperattiva Echozone tiene a battesimo l'ennesimo debutto: stavolta tocca a Moon.74, solo-project del tedesco Dominic Hein, che in copertina pare l'esule di qualche 'big thing' stile Evancescence, ma che nei fatti propone - in un disco decisamente prolisso - uno scialbo synthpop venato di chitarre che gronda miele e piacioneria. "Gun" irrompe dalle casse e si presenta sufficientemente penetrante, laddove il refrain è più dolce; la curiosità è stimolata, ma subito affossata da una grave staticità nel songwriting che si palesa già dal brano successivo, complice una produzione priva di spessore, la mancanza di elementi caratterizzanti ed una voce monocorde che non sa incanalare un pathos che, nelle intenzioni, vorrebbe essere il perno attorno a cui ruota l'album. "It's Hurting Me", prima di farsi danceable, ricorda i Coldplay di qualche anno fa e presenta cantati irritanti, così come "Into My Arms" è alternative rock melodico all'acqua di rose, ma ciò che avvilisce maggiormente è la banalità di strutture ed arrangiamenti che affossa tutto l'album, dal quale 'emergono' (le virgolette sono d'obbligo) soltanto la più suadente "Strange Convention" ed una "Moonlanding" dalle strutture più interessanti e 'depechemodiane'. Il miele scorre a fiumi in momenti quali "Oblivion", "Breath" e la title-track (ballad spaventosamente zuccherosa), mentre il finale tra archi e piano di "Lost" risulta stucchevole come da copione, prima che l'irrompere del ritmo ci metta una pezza. Dominic vorrebbe avere il tatto, le capacità e l'intima delicatezza dello Janosch Moldau di quel gioiello che fu "Redeemer", o magari il magico tocco oscuro e lo spessore emotivo di Alien Skin, ma la mancanza di idee e di talento pongono il suo operato ben al di sotto della sufficienza, con (quasi) tutto da rivedere.
Roberto Alessandro Filippozzi
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