20-12-2010
CODE 64
"Trialogue"
(Progress Productions/Audioglobe)
Time: (65:50)
Rating : 6
A differenza di tanti colleghi in ambito electro, gli svedesi Code 64 non hanno mai forzato i tempi, e difatti, dopo un debutto datato 2003 ed un follow-up arrivato nel 2006, tornano solo dopo quattro anni e mezzo con la terza fatica sulla lunga distanza. Se i precedenti lavori avevano evidenziato una vena future-pop spesso sterile, con idee troppo fiacche per poter ambire ad un ruolo da protagonista nella scena ed un cantate (Henrik Piehl) davvero inadatto al ruolo, l'ingresso in line-up del nuovo frontman Bjørn Marius Borg (norvegese, già noto per la militanza nei metallers Black Comedy) ha sicuramente cambiato in meglio le cose per il trio scandinavo. Sebbene Bjørn non sia certo un singer di razza, a livello canoro i miglioramenti sono facilmente percepibili, e di rimando è l'intero sound a guadagnarci, risultando più convincente (nonostante certi suoni, specialmente quelli ritmici, manchino ancora palesemente di spessore). Ma i Code 64 restano sostanzialmente un passo indietro rispetto alle tante belle realtà, anche giovani, che la Svezia ci continua a regalare, e questo per via di un songwriting ancora non all'altezza della situazione, penalizzato da arrangiamenti spesso troppo scolastici. Il piglio è prevalentemente danceable, come da copione nel future-pop, ma sia a "Deviant" che a "Progenitor" manca quel qualcosa che le caratterizzi oltre il dancefloor, laddove il singolo pre-album "Stasis" può fregiarsi almeno di una bella melodia dance e di una costruzione diretta e più catchy. Di miglioramenti se ne vedono anche all'altezza dei refrain, sebbene questi non risultino mai efficaci come si conviene, ma su quello di "Higher Ground" i Nostri piazzano almeno un travolgente giro melodico che sfocia in un finale che è un autentico, energico crescendo dance. Bene lo strumentale "Technocraft V.64", che denota buon gusto in un contesto ritmato, e piace anche la costruzione fresca e gradevolmente (synth)pop di "S.O.L.", ma l'electro-ballad "Oblivion" gronda sin troppo miele, mentre "Masquerade" risulta addirittura irritante nel suo essere così leggera. Passabili una "Advanced Robotics" che, tra vocoder e groove esasperato, flirta con la house strizzando l'occhio ai dancefloor meno oscuri ed una "Reefersleep" che, pur sfruttando facili soluzioni ad effetto in un clima più pacato, si lascia ascoltare, mentre il resto è trascurabile. Qualche momento riuscito meglio di altri ed una leggera crescita globale salvano un disco con troppi filler dall'insufficienza, ma per un terzo album, e soprattutto per una band in giro da ormai dieci anni, è ancora troppo poco, ed è lecito chiedersi se i Code 64 saranno mai in grado di andare oltre il livello sin qui mostrato, visto che il momento della svolta era questo, ma l'obiettivo è stato mancato.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.progress-productions.com/