06-11-2010
LUGBURZ
"Songs From Forgotten Lands"
(Ars Musica Diffundére)
Time: (43:19)
Rating : 8.5
Con il monicker Lugburz torna a ben sette anni di distanza dal debut "Behind The Gates Of Black Abyss" Sathorys Elenorth, ritrovando un suo ulteriore personale, catartico angolo artistico, e lo fa a breve distanza dal meritato e cercato trionfo "Nuclear Sun" che insieme a Lady Nott ha ottenuto sotto le spoglie di Der Blaue Reiter. In queste dieci tracce Elenorth interpreta, tramite la sua personale focale di artista indipendente ed underground, la saga di sir J.R.R. Tolkien e dell'anello maledetto: Mordor, Gondar, La Contea e tutti i fairy-scape che tornano rivestiti di nuovi suoni, vitali o mortali, eterni e demoniaci come lo scrittore inglese li concepì elaborando la trama ed i personaggi che in questi scenari amano, combattono, muoiono, tradiscono, vivono. Per questo cinematografico e classico istinto del pentagramma, l'artista catalano oggi è l'unico diretto erede degli In The Nursery, pur concependo la sua musica verso direttrici che anno dopo anno, album dopo album, sono marchiate dalle sue dorate iniziali. È un Lugburz che del soldatesco mondo dei Narsilion (act in cui militano sia Sathorys che Lady Nott) porta molte sonorità, sanguigne e folli come in "The Return Of The Dark Ages", in cui già dalle prime percussioni si percepisce l'amaro profumo di morte scritta nel fato, che diventa marcia vera e di atmosfera 'sudista' in "The Riders Of Rohan", rullata e poderosa. "Towards The Fields Of Pelennor" è invece malvagia, nera ed apocalittica: ora è un esercito inumano, senz'anima, che viaggia compatto e veloce come la musica che lo rappresenta idealizzato dalla gestione sonica dei rullanti, dei tamburi e dei timpani. In altri momenti i soundscapes immaginifici di Sathorys diventano eterei ed il marziale rimando ai Narsilion viene tracciato dalla parte di Der Blaue Reiter per i suoi celesti intrecci, che manifestano il lato più profondamente da soundtrack intrinseco in Lugburz. Se Howard Shore o chi via via nella trilogia anche discografica del film di Peter Jackson si avvalsero di voci perfettamente idonee ad evocare impalpabili entità elfiche o paradisi fairy, in "Songs From Forgotten Lands" è Lady Nott immagine e voce 'heavenly', come anche in "The Ring Goes To South", delicata o forgiata dal rullante, luminosa nella composizione perfetta, evocativa nel creare sentimento in uomini pronti alla lotta contro l'apparente nulla emotivo del mostro generato. Non di meno la successiva "The Shire", elfica ed ariosa: archi ancor più celesti, landscapes che si compongono immediati come flashback di un caleidoscopio visivo e mentale per chi ha letto ed amato il libro di Tolkien. Mordor è ora lontana, anche il fato incombe, non rimandabile, un piccolo standby dal dovere delle armi per sposare l'intimo con il sovrannaturale lieve. Le ultime due tracce si muovono sulle stesse lande sonore: "Edoras", affranta con un mesto senso di ritorno, a testa china. Sconfitta? Disonore? Non è detto: anche una vittoria è frutto di morti, relazioni spezzate, addii non pronunciati; il capo vuole e deve stare chino, la legione prima compatta è ora l'insieme di tante solitudini amareggiate. "Tears For A New Beginning" è il capolavoro, l'elevazione di Sathorys, che in questi frangenti può esser considerato come un novello Haendel, un Monteverdi, un contemporaneo barocco compositore di tristezza e grandiosità pietosa, senza controtenori ma con una superba Lady Nott, che nella dolcezza d'orchestra, negli archi divini e celesti, soffusa nei timbri leggermente sopranili diventa angelo o elfo, silfide e grazia, sensazioni nate irrazionali e quasi religiose. Basterebbero questi cinque minuti perfetti a consacrare un album che bissa a breve distanza il capolavoro "Nuclear Sun". "Il Signore Degli Anelli" è definibile come una favola per adulti ma di una categoria speciale, quella che mantiene viva l'infanzia in noi necessaria per trovare nella fantasia la catarsi del quotidiano. Forse Lugburz nasce e muore in questo secondo episodio, forse ci sarà un seguito. L'artista catalano ha creato questo solo-project per dare musica alle sue visioni: Sauron, gli Elfi, gli Hobbit, gli Uomini o gli Uruk-Hai sono la parafrasi del quotidiano scontro tra il bene ed il male, una lotta maieutica propria in ognuno di noi per cui il Nostro ha composto dieci stupende tracce.
Nicola Tenani
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