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Room 106

06-11-2010

TREIBHAUS

"Alarmstufe Rot"

Cover TREIBHAUS

(Kneeve Records)

Time: (45:49)

Rating : 6.5

Nel corso degli anni molte band hanno incrementato il loro successo per il fatto di aver 'marchiato' il proprio sound, rendendolo unico e immediatamente riconoscibile. Altre volte, soprattutto per band dal seguito più 'territoriale', è risultato decisivo avere un suono che segnasse l'appartenenza a un genere e un trend ben definiti. Che i tedeschi Treibhaus appartengano a questa seconda categoria è chiaro fin dal primo ascolto: prima ancora che il ruvido cantato in lingua madre colpisca spigoloso e pungente, l'aggressivo suono a metà strada tra techno-trance e industrial metal rende bene l'idea di quale sia la provenienza geografica del prodotto. Quello di cui stiamo parlando è il terzo album della band di Hannover, uscito nel 2008 per la Kneeve Records, registrato e prodotto dal leader Curt Doernberg, in passato batterista di numerose band (Rough Silk, Headgame, Amoc, Donnerkopf) e ideatore del progetto Treibhaus a seguito della personale esigenza di comporre la musica a lui più congeniale. Dopo un paio di cambi di formazione e due dischi dal discreto seguito come "Unsterblich" (2005) e "Feindbild" (2006), i Treibhaus tornano in studio e due anni dopo danno alle stampe "Alarmstufe Rot" (che qui recuperiamo, in quanto risalente al 2008). Quello che loro amano definire 'electro-metal' li pone di diritto nel cosiddetto filone della Neue Deutsche Härte: metallo pesante e cultura rave si mescolano in una sapiente esplosione di vortici di luci e atmosfere ai confini della lucidità, in una combinazione di potenti riff e ritmi ballabili dove teste rasate e lunghe chiome insieme si dimenano. Si avvicendano immaginarie sequenze di ambientazioni apocalittiche, macchine opprimenti e circuiti elettronici, disabitate e alienanti periferie. Oltre a scomodare i soliti paragoni con Rammstein e Oomph!, relegati per la verità a marginali parti maggiormente cadenzate, si passa dai ritmi serrati di "Leg Mich In Ketten", tipici dei Ministry o dei Nine Inch Nails più veloci, alle sfuriate di doppia cassa e powerchord dei Fear Factory o dei Tanzwut. Altre volte si rimane invece tipicamente su schemi kraut-rock, dove la sola elettronica tiene banco, a ragione di una kraftwerkiana rivisitazione moderna ("Immer Wieder" e "Ein Echter Engel"). C'è anche spazio per rallentamenti ben dosati e melodici , come nel refrain di "Ich Bin Perfekt". "Aus Dem Weg" ricorda invece la vecchia scuola thrash metal tedesca degli anni ottanta, una delle più floride e autorevoli dell'epoca, l'unica in grado di contrastare lo strapotere del thrash targato Bay Area. Ciò che lascia un po' a desiderare, e scusate se è poco, è il livello delle composizioni: non c'è nulla che stupisca o che vada al di fuori degli schemi del genere, qualcosa che possa attirare l'attenzione anche di chi non ascolta abitualmente questo tipo di sonorità; pregevole in questo senso il vocoder nel ritornello di "Das Lächeln", intuizione che svia l'ascolto dal consueto timbro distorto e monocorde di Curt e apre le porte a nuove prospettive, sia per l'ascoltatore che per l'artista in chiave futura. Lascia perplessi la cover della sigla di Pippi Calzelunghe (!!!), goliardico momento per sdrammatizzare i claustrofobici contenuti del dischetto. Tutto sommato un buon disco, ma indispensabile solo per i veri appassionati del genere.

Silvio Oreste

 

http://www.treibhaus-sound.de/

http://www.myspace.com/treibhaus