11-09-2010
WEEP
"Worn Thin"
(Projekt/Audioglobe)
Time: (46:39)
Rating : 6.5
Ecco a voi l'eterno dilemma: meglio essere apprezzati da musicisti, giornalisti, critici e attenti ascoltatori, o sfornare un prodotto accuratamente confezionato che si rivolge ad un largo pubblico e che magari fa il botto con un solo singolo che permette di camparci per molti anni ma non lascia nulla più, artisticamente parlando? Due anni dopo "Never Ever" la band newyorkese Weep, capitanata dall'eclettico artista Doc Hammer (già leader di Mors Syphilitica e Requiem In White), pubblica il suo primo full-lenght per la Projekt, e sicuramente una risposta se l'è data. "Worn Thin" è un album dalle grandi ambizioni, con brani dalla struttura marcatamente pop, suoni raffinati e ben dosati, mai aggressivi o sopra le righe, e linee vocali perennemente armonizzate. Le premesse per un successo immediato ci sarebbero tutte e la volontà pure, e lo conferma la scelta della cover di Rihanna "Shut Up And Drive". Il disco presenta un suono vintage, compresso e ovattato oltre ogni limite, mirato a riprendere atmosfere che richiamano in egual misura lo shoegaze di Jesus And Mary Chain e il lato new wave più commerciale dei Cure. Più nascosti tra i solchi, si possono invece individuare richiami al brit pop anni sessanta e quello di naturale derivazione anni novanta, con armonie e paesaggi tipici di Charlatans o Stone Roses. "Snow Scenery" è un esempio di new wave spensierata e allegra, un inno dal sapore adolescenziale che riporta alla mente il nuovo disco di Danish Daycare, da poco recensito su queste pagine. Ritornelli che si ripetono più volte e dolci fraseggi di chitarra su un tipico giro di basso new wave sono gli ingredienti base anche di "Let Me", che rimanda molto ai Cure di "The Head On The Door", soprattutto per il delicato uso delle tastiere che si alternano tra strings e xilofoni. Dalla terza traccia in poi ("When I'm Wrong") si respira aria di "Darklands" della sopraccitata band scozzese: le armonizzazioni vocali si insinuano dolci e sensuali come quelle dei fratelli Reid e le chitarre si fanno più taglienti e dalla plettrata continua. "Over Now" rallenta un po' il tiro, si poggia su ritmiche alla "Pictures Of You" e si eleva con un refrain nostalgico e calante dal lontano sapore Slowdive. Da qui in poi il disco fatica un po' a riprendere il ritmo iniziale: i bpm calano, gli arrangiamenti di archi aumentano e i brani cominciano a sembrare piuttosto simili uno all'altro. "Ever Shy" si prepara a un epico ritornello, che però non esplode per una strana scelta nella ripetizione degli accordi iniziali. Infine la scelta molto discutibile delle cover: se "Right Here, Right Now" di Jesus Jones ci sta alla grande, la becera scelta di "Shut Up And Drive" è veramente deplorevole e mostra come le ambizioni di successo di una band possano alle volte oltrepassare la dignità artistica (sempre che non si voglia credere al 'decalogo' di giustificazioni che i Weep forniscono al riguardo sul profilo myspace), rischiando di rovinare un buon disco al solo scopo di catturare l'attenzione di un pubblico più frivolo, per usare un eufemismo. Sarebbe stato casomai più interessante riprendere il classico dei New Order al quale questo pessimo brano fa il verso... Da parte dei Weep, scelta che costa loro mezzo punto in meno (anche per il fatto di averlo collocato in chiusura all'album), ma che porta a molti ascolti sulla pagina myspace. In sostanza si può dire che i Weep sono capaci di sfornare ottime canzoni pop, ma una veste più onesta e libera potrebbe avvicinarli a prospettive migliori. Business is business...
Silvio Oreste
http://www.myspace.com/weeptheband