11-07-2010
MOTHBOY
"Bunny"
(Ad Noiseam)
Time: (63:06)
Rating : 6.5
Il coniglio immaginario di Donnie Darko sveste i panni di cavaliere apocalittico alieno, indossando una felpa street-style per omogeneizzarsi tra la folla e colpire (ipotesi di surreale fascino cinematografico). Unica prova sicura: la copertina dell'album che lo ritrae imbrattato di sangue. Il sangue sulla felpa non lascia adito a dubbi: da qualche parte esiste un cadavere. Potrebbe essere dello stesso Mothboy, visto che Simon Smerdon (aka il Nostro) dichiara che questo è l'ultimo album con tale moniker, quindi il coniglio è la sua perfetta nemesi. Muore un progetto, mille altri potenzialmente possono avere vita, forma, sostanza, suono. Nel retrocopertina il coniglio, di schiena, dipana ogni dubbio: "Mothboy is dead". Inizia così un album tetradimensionale per la capacità di esistere anche nel percettibile, un'opera 'clubber' e velleitaria nel rifugiarsi tra realtà anche opposte ma conciliabili. Siamo tra la Berlino di Ad Noiseam e la Londra di Mothboy: un amalgama totale di musica che rispecchia un sociale dove ogni cosa è possibile, anche quando il 'grande sogno' diventa incubo. Breakcore e 'slow-IDM', jazz scurissimo ed hip-hop contaminato, drum'n'bass e soluzioni di space electronic: la nuova opera di Simon è complessa e per oltre un'ora si svolge mai scontata o prevedibile. Considerando che all'inizio di carriera il Nostro si evidenziava su brutali sponde hardcore-punk, le amalgama coesistenti in "Bunny" sono il sintomo di una totale virata verso una nuova esistenza, anche correndo il rischio di risultare caotico e troppo 'open'. Ne sono esempio "Motion Control" e "Johnny Nemo" nell'estrarre un hip-hop da MTV e non, così come in "Move (Too Close)" fa capolino un'ottima alchimia di spoken rap grazie al vocalist Equivalant, che adagia la voce su prati 'glitchati' ed intelligent ambient di ottimo pregio. Queste sono le eredità che Simon può e deve incrementare nella sua prossima rinascita, come quegli svolazzi vorticosi di samples ben ideati ed in perfetto sincronismo di "You/Me", dal tempo rigoroso a suon di battiti cupi, quasi cardiaci, dance music intelligente come nel 2010 si programma con i software. Mood piacevole anche nello pseudo-reggae elettronico - merito di tastiere setose - che in "Version 2 (Pontcanna Stone)", coadiuvato dalla limpida voce di Martin Carr, si forma in uno space-electronic di nobile rango che gradatamente muore nella bella pioggia dronica finale. Un'eredità che per Simon è già nata negli anni con decine di collaborazioni, soprattutto tra le quattro mura di Ad Noiseam, e non è un caso che "Bunny" sia prodotto dall'amico/collega David Dando-Moore, che nel monicker Detritus trovò supporto collaborativo proprio con Mothboy in certi brani del suo ottimo lavoro "Things Gone Wrong". Londra, dove il melting pot è anche nel sound: il 2003 è l'anno in cui nasce il progetto Mothboy con i primi files in rete, nel 2004 il 'battesimo' in Ad Noiseam con l'album "The Fears". Ora è il 2010 ed un coniglio compie il crimine: "Bunny" non è il simpaticone dei cartoon Warner, ma la catarsi per chiudere il ciclo con cui Simon Smerdon ha costruito la sua carriera tra le file clubber del dub-noise ai confini col british hip-hop, sconfinando con gusto nell'IDM o nel dark-jazz elegante ma psicotico. Dalle sue ceneri cosa potrà nascere? Gli onori finali li reca Ad Noiseam da Berlino, una label di cui parliamo sempre volentieri come in questa nuova produzione, oggi testimone di un crimine non punibile.
Nicola Tenani
http://www.myspace.com/simonmothboy