05-07-2010
FRONT LINE ASSEMBLY
"Improvised Electronic Device"
(Dependent/Masterpiece)
Time: (58:13)
Rating : 8.5
Sembra banale a dirsi, ma se esiste un gruppo nel panorama electro che può davvero definirsi una garanzia, quello si chiama Front Line Assembly. Il nucleo storico composto da Bill Leeb e dal suo fidato compare Chris Peterson (stavolta 'orfani' del fiancheggiamento di Rhys Fulber), cementatosi perfettamente col tastierista Jeremy Inkel e col chitarrista Jared Slingerland, torna a quattro anni dall'apprezzato "Artificial Soldier" con quello che è verosimilmente l'album più roccioso di una carriera che marcia spedita come un caterpillar ormai dal lontano 1986. La storica formazione di Vancouver ci aveva già abituati da lungo tempo ad un'esplosiva commistione fra elettronica ai massimi livelli d'intelligenza ed intensità e chitarre distorte d'estrazione metal, ma la durezza della nuova prova, a partire dall'incisiva e variegata performance vocale di Mr. Leeb, supera persino quella del tagliente "Millennium", complice una produzione magistrale, foriera di un taglio tendenzialmente più organico. La title-track apre al meglio le danze col suo incedere duro e nervoso ed un refrain devastante alternato a serpeggianti tessiture di piano, ma è "Angriff" a colpire col peso specifico di un macigno: un granitico cadenzato che segue un incipit melodico di estrema classe, prima di un refrain che non teme i Rammstein dei tempi migliori. Se "Hostage" sfodera un piglio più electro-oriented e vicino al precedente capitolo discografico, con la minacciosa "Release" si raggiunge un nuovo picco di durezza: le strutture svelano infatti una solidità prossima al metal (quello più 'industrial' e meno classico, s'intende!), culminante in un refrain davvero memorabile. Il groove si esalta nel beat trascinante e più club-friendly del singolo "Shifting Through The Lens", esaltante omaggio al dancefloor, prima che la ruvida e sporca "Laws Of Deception" e l'ansiogena e pesante "Pressure Wave" riportino la durezza a farla da padrone, sempre con l'affilata chitarra di Slingerland sugli scudi. Solo con l'intensa "Afterlife", forte di melodie più moderate, si può realmente tirare il fiato, ma non c'è neanche il tempo di pensarlo realmente: è il turno della tiratissima "Stupidity", scheggia impazzita creata assieme ad un Al Jourgensen (Ministry) che ne canta rabbiosamente i versi (curandone anche la produzione), semplicemente devastante nel suo impeto da treno in corsa alla massima velocità. Il compito di far calare il sipario spetta al raffinato strumentale "Downfall", le cui trame dense di pathos seducono i sensi prima che sopraggiunga la fine. Quando si parla di artisti di questo calibro, praticamente incapaci di deludere le pur altissime aspettative, quello che conta davvero è lo stato di forma (soprattutto dal punto di vista delle idee, perché l'infallibilità nella fase di scrittura è nel caso specifico assodata da tempo immemore), e quello dei Front Line Assembly targati 2010 è a dir poco invidiabile: con una prova di questo calibro sapranno mettere d'accordo vecchi e nuovi fans, magari facendo anche proseliti fra i metalhead più open-minded (e ne abbiamo bisogno!), e l'impatto delle nuove canzoni potrà rendere ancor più esplosivi i loro live-show. Difficile chiedere più di così...
Roberto Alessandro Filippozzi