11-06-2010
MUNDTOT
"Endzeit"
(afmusic)
Time: (23:13)
Rating : 7.5
I tedeschi Mundtot, dopo due anni di indecisa militanza all'interno del circuito teutonico, giungono all'esordio discografico con un EP di sette brani dal titolo "Endzeit". La band di Monaco propone una sorta di industrial/gothic rock con cadenze new wave e in verità non aggiunge nulla all'ormai saccheggiato tipico sound tedesco di Rammstein, Die Krupps e Oomph! (soprattutto per quanto riguarda la timbrica vocale e la produzione), ma ne inserisce al suo interno un tassello di notevole spessore con un disco che denota l'innocenza e la purezza tipica degli esordi. Il cosiddetto 'tanz metal' è in questo frangente molto meno elettronico e danzereccio rispetto ai gruppi sopraccitati, ma assume più precisamente le fattezze di un surrogato di gothic metal e industrial rock contraddistinto da una notevole freschezza punk, in particolare per quanto riguarda l'immediatezza della struttura dei brani. Canzoni quindi di breve durata, semplici e dirette, voce profonda e disperata, chitarre massicce e synth senza troppi fronzoli e quasi esclusivamente d'atmosfera, secondo la migliore scuola darkwave. Le batterie si alternano tra elettroniche e 'reali', e viene da chiedersi se sia una scelta voluta, oppure dovuta a un recente cambiamento di formazione; nella foto in copertina i Mundtot risultano infatti essere un terzetto, ma sul loro sito la line-up è composta esclusivamente da Tino alla voce e al basso e da Davo alle chitarre. Gli argomenti dei testi trattano di malattia mentale e comportamento antisociale, cercando di analizzarne le cause e le conseguenze sulla società, ma senza connotazioni 'malefiche' o intenti macabri fini a sé stessi per far colpo sulle ragazzine, come tendono a precisare. Analizzando i singoli brani, si può affermare invece che nel breve banchetto del disco in questione, l'antipasto propostoci ne è probabilmente la miglior portata. Infatti la title-track, dopo una breve intro, scoppia accattivante fin dal primo ascolto: la trama di tastiere e il delay sulla voce nel riuscito refrain le conferiscono un'oscurità unica, magari un po' scontata per l'eccessiva semplicità, ma sicuramente di gran presa. "Wintersturm" ha invece un vago sapore alternative-wave, con le chitarre che girano sulle corde alte e il prezioso e decisivo lavoro delle tastiere che, con poche note armonizzate, donano al brano un'atmosfera molto personale. La successiva "Virus Mensch" rallenta il ritmo e fa un uso maggiore dell'elettronica nella ruvida ritmica. "Xenophobie" ricorda i Moonspell: strofa con pianoforte e ritornello lento e cadenzato con tre accordi di base sui quali si distendono lunghi powerchords, cori baritonali, lead vocals gridate e le ormai consuete azzeccate note di tastiera. Rimane un dubbio: alcune canzoni sembra abbiano gli stessi accordi di altre. Probabilmente i Mundtot, nonostante un ottimo songwriting, si stanno chiudendo un po' troppo su sé stessi. Attendiamo fiduciosi il prossimo lavoro, magari con un minimo di personalità e coraggio in più, e perché no, azzardando anche un saltuario ritorno alle sonorità wave sentite sul demo del 2009. Le potenzialità ci sono e si sentono, il paese di provenienza è alla costante ricerca di talenti... non resta altro che augurare loro buona fortuna.
Silvio Oreste
http://www.myspace.com/mundtot