29-05-2010
MY FRIEND SKELETON
"Vanitas"
(Danse Macabre)
Time: CD 1 (67:06) CD 2 (65:30)
Rating : 6.5
Nell'estate del 2008 vi abbiamo presentato il quintetto tedesco My Friend Skeleton, che ci fece pervenire il mini autoprodotto "Kamen" sorprendendoci per la sontuosa veste grafica del medesimo. Una band dedita ad un electro-goth (con tanto di batterista donna) che necessitava di essere limato ed affinato, e tuttavia già molto scaltra a livello estetico e capace di colpire con un impatto visivo imperniato sulle stupende maschere veneziane indossate dai suoi componenti. Nel frattempo il five-piece si è accasato alla corte della Danse Macabre, etichetta facente capo ai Das Ich che è probabilmente la più adatta a divulgare il verbo musicale dei Nostri, sia per le sonorità espresse che per la tipologia di band in sé (una di quelle che Bruno Kramm si porterebbe volentieri in tour come support-act, per intenderci). E se sontuosa era stata la presentazione del mini d'esordio, non è da meno questo primo full-lenght, edito in versione doppia e racchiuso in un bellissimo digipack con ampio libretto, ma disponibile anche in un limitatissimo box comprendente un terzo CD di remix, un DVD col videoclip di "Funeral Of A Broken Doll", un libretto di 60 pagine ed ulteriori chincagliere personalizzate che rendono unica ognuna delle 25 copie realizzate. Noi disponiamo dell'edizione doppia regolare, che nel primo dischetto ("Hinter Der Maske Der Schönheit...") va a ripescare le tracce ascoltate sul miniCD di debutto, opportunamente limate e perfezionate: anche il nuovo album si apre infatti con la cupa intro "The Nightmare Within", e restando sugli episodi ripresi da "Kamen", "The Dead One" spicca subito per le sue sonorità suggestive (la band spinge molto sull'uso di suoni dal taglio neoclassico magari poco originali ma funzionali alla causa, sfruttando ampiamente l'organo per enfatizzare gli aspetti gotici) e melodie sottili intensamente malinconiche, laddove "Black Widow" continua a non funzionare, sia per l'utilizzo di clichè abusati che per le vocals femminili (per le quali si alternano Amaya Sakinah Skeleton e Violetta Skeleton, con la prima che prepondera), che a tratti denotano lacune evidenti. Arriva poi materiale fresco: la ben arrangiata "Charonpenny" piace per i suoi rulli che fanno da sfondo a magiche melodie e vocals più dolci, e funzionano anche la più malinconica ed ariosa "Alice" (forte di cantati funzionali, anche se il tedesco li rende quadratissimi), una "Requiem" capace di buoni crescendo sinfonici e bei rallentamenti di ampio respiro (nonostante i clichè gotici siano sempre ben presenti), la drammatica e triste "Caroline" (dove le melodie e le voci si fanno più sottili, prima di una solenne impennata) e la conclusiva "Spinning Dream", ulteriore ripescaggio da "Kamen" che piace per le sue melodie raffinate, gli arrangiamenti curati e degli algidi recitati che ben si sposano al contesto. Per contro, è ancora la voce femminile (quella maschile di Kay Ozz Skeleton, almeno nel primo dischetto, è quasi ininfluente) ad affossare sia "Funeral Of A Broken Doll" (una scelta poco felice per il videoclip) che "Schwester Im Spiegel", brano stracolmo di luoghi comuni gothic dove Amaya fallisce miseramente nel tentativo di risultare fanciullesca e istrionica. Il secondo dischetto, intitolato "...Lauert Der Tod" ed eseguito dall'alter ego della band, che per l'occasione si rinomina My Skeleton Friend, presenta undici brani dal taglio più electro-oriented e 'sperimentale' dove prevalgono vocals maschili e recitati vari, fra percussioni dal taglio etnico (l'ouverture e le prime due parti di "Roboterblut", altro brano ripreso dal mini d'esordio), una versione danceable di "Funeral Of A Broken Doll", qualche soluzione più raffinata ("Cherie") e la buona traccia conclusiva "Missed Calls", drammaticamente malinconica. Due facce della stessa medaglia, ma è il primo dischetto a rivelarsi più interessante (il secondo lascia spesso il tempo che trova, nonostante qualche buono spunto, ed alla fine oltre 130 minuti di musica risultano spropositati, specie se si considera che di episodi da tagliare ce ne sarebbero stati molti), sebbene la band debba ancora slegarsi da certi luoghi comuni per trovare una sua più definita identità e l'apporto vocale necessiti di molto lavoro per dimostrarsi all'altezza delle aspettative, a ragion veduta già elevate se si pensa all'investimento fatto dalla Danse Macabre ed all'exposure di cui stanno beneficiando questi cinque musicanti. Diamo comunque atto ai My Friend Skeleton di essere una band in crescita: l'importante è che capiscano che la strada verso l'eccellenza è ancora lunga, che per raggiungere il traguardo sarà fondamentale guardare avanti ed osare molto di più e che mettere troppa carne al fuoco non è affatto la soluzione ai loro problemi.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.my-friend-skeleton.com/
http://www.dansemacabre-group.com/