20-05-2010
GATES OF DAWN
"Parasite"
(Sonorium/Danse Macabre)
Time: (57:46)
Rating : 7
L'esordio ufficiale della band tedesca Gates Of Dawn, nata nel 2005 e giunta alle stampe con "Parasite" per la prima volta nel 2008 come autoproduzione, viene ora ristampato dalla Sonorium, divenuta nel 2008 ramo della Danse Macabre. A noi tocca l'ascolto del disco autoprodotto (che, essendo sostanzialmente identico alla ristampa, è stato rispolverato per le copie promozionali), e in ogni caso pensiamo che rifare il vestito all'album sia stata un'ottima idea. Infatti la musica dei Gates Of Dawn è ricca di spunti interessanti, ma purtroppo penalizzata da una produzione non all'altezza: i vari strumenti non si distinguono a dovere, il tutto appare ovattato e poco fluido, regna sovrano un generale riverbero che toglie potenza e armonia ai brani. Basti dire che nella line-up è presente una violinista, ma quel che suona è praticamente da immaginare. Restando strettamente nell'ambito compositivo, possiamo invece affermare che la capacità di scrivere brani orecchiabili e piacevoli è sicuramente una virtù del gruppo tedesco. Il gothic rock dei Gates Of Dawn strizza parecchio l'occhio al business: refrain ricercati e arrangiamenti orchestrali sono alla base di ogni brano e un uso accurato dell'elettronica fa sì che il suono si discosti dai cliché gothic metal, al quale i Nostri rimangono tuttavia ancorati per mezzo dei canonici powerchord distorti. Beat elettronici e campionamenti sono un elemento in più, e completano il suono generale senza snaturarlo. Si inizia con la title-track, che subito ricorda la celeberrima "In The End" dei Linkin Park, con l'alternarsi della voce maschile di Matthias Abel, per l'occasione quasi rap-style, e di quella femminile di Martina Lenz, più soave e melodica. Si passa poi a "Resistant X" con un arpeggio che lega i due brani tra loro (ma come negare che sono le stesse note di "Enjoy The Silence"?), prima che un pregevole riff alla Paradise Lost sfoci in un refrain di grande presa. Il fantasma dei Paradise Lost (periodo "Host") si fa nuovamente vivo sul riff di chitarra di "Revolution", mentre la voce di Matthias ci ricorda decisamente quella di Sean Brennan dei London After Midnight. Il successivo "Beautiful Departing" è sicuramente uno dei brani migliori: qui l'elettronica la fa da padrone nella strofa, mentre un'azzeccata melodia di Martina nel ritornello spiana i nostri ricordi verso i tempi migliori dei Lacuna Coil. C'è spazio anche per una ballad pianoforte-voci ("Shadowplay"), condita da un sottofondo orchestrale. Per il resto "Parasite" scorre senza infamia e senza lode fino a "Dreamers Of Decadence", tanto sinfonica e trionfante nell'intro quanto misteriosamente accattivante nel fraseggio di pianoforte dopo il ritornello. Si chiude in bellezza con la pseudo-ballad "When Heaven Falls", dove emerge definitivamente l'importanza della voce femminile per la band. Gothic rock (a tratti gothic metal) piacevole ed orecchiabile, quindi, quello dei Gates Of Dawn: forse non spicca per personalità, ma rimane comunque dotato di buone frecce al proprio arco. Peccato per la produzione non impeccabile, che sicuramente ne penalizza le potenzialità. Vivamente consigliato agli amanti del genere.
Silvio Oreste