28-04-2010
FACTORY OF DREAMS
"A Strange Utopia"
(ProgRock Records)
Time: (69:48)
Rating : 6
Ad appena poco più di un anno di distanza dal debutto "Poles" i Factory Of Dreams, progetto del musicista portoghese Hugo Flores, rilasciano il nuovo "A Strange Utopia". Come nel primo album, le liriche sono affidate alla talentuosa Jessica Lehto, curiosamente arruolata da Hugo Flores fin dall'altra parte dell'Europa tramite il canale web myspace e nota in Svezia come redattrice del sito ufficiale dei Nightwish; fattore, quest'ultimo, che possiamo assoldare come decisamente rilevante nell'economia del suono del duo. Infatti la musica dei Factory Of Dreams, pur spaziando maggiormente verso un prog metal con atmosfere ariose ed eteree condite non di rado dall'uso dell'elettronica, si avvicina molto alla corrente del gothic sinfonico alla quale appartiene il sopraccitato gruppo finlandese. A ciò si aggiunge un approccio progressive con potenti chitarre in stile power metal e un'atmosfera a volte caotica, ma sempre molto melodica. Ciò che stupisce al primo ascolto, dato il genere proposto, è il fatto che la pienezza di un suono così ampio e a tratti orchestrale - e con frequenti samples di batteria dall'uso 'artificioso' - risulti eccessivo e oltremodo irritante, dato che la band è formata da due soli elementi... Tutto ciò apre una questione a mio parere determinante: cioè quale sia la 'missione' del gruppo, essendo un duo e dichiarando, per forza di cose, di non avere interesse alla fase 'on stage'. Se il disco deve essere interpretato come un lavoro solista del chitarrista Hugo Flores, l'uso di simili suoni ci può stare, ma se lo vogliamo paragonare ad altre opere di band similari, allora vengono meno alcuni concetti di base. Se infatti la caratteristica principale del progressive è proprio la capacità di una band di eseguire suite condite da cambi di tempo, ripartenze, variazioni di groove e pathos grazie a un'affinità di gruppo e a un'esperienza tecnica cresciuta 'sul campo', ha poi senso disquisire sulle caratteristiche di un disco così tanto 'artificiale'? La bellezza delle composizioni prescinde da questo aspetto, ma, a mio parere, non si può respirarne l'anima a pieni polmoni. Detto questo, "A Strange Utopia", nonostante sia complesso ed elaborato e richieda molti ascolti prima di essere assimilato, istintivamente appare interessante e professionale. L'opener "Voyage To Utopia" è trascinante e intensa, ma personalmente non riesco a farmi ammaliare da pirotecnici cambi di tempo e sfuriate iperboliche di batteria, se penso che esse siano frutto di un programma e non di perizia umana. "Inner Station" riporta alla mente i Dreams Of Sanity, mentre l'accattivante refrain di "Sonic Sensations" lascia spazio a sogni delicati e terre immaginarie. Anche la bonus-track "Broken" è di ottima fattura, una frenetica cavalcata di musica classica dal doppio gusto dolce e violento. La voce di Jessica è superba, eterea e sognante come nella miglior tradizione gothic mitteleuropea, a volte sembra sostituire i synth e le parti atmosferiche grazie a un'imponente liricità nel suo uso, una sorta di Enya immersa in un epico contesto gotico; l'unico difetto è che le trame melodiche risultano un po' ripetitive sulla lunga durata. In alcuni brani, soprattutto nella parte centrale del disco, ci si perde un po' nell'esasperazione tecnica e in un esagerato 'sinfonismo', dettato da una serie impressionante di tracce vocali sovrapposte l'una sull'altra. Da segnalare, infine, come le maestose atmosfere fantasy che creano le canzoni siano ben rappresentate dalle immagini riportate all'interno del booklet.
Silvio Oreste
http://www.progrockrecords.com/