19-04-2010
TAMAGAWA
"Plus Tard, Le Meme Jour..."
(NOECHO Records)
Time: (38:49)
Rating : 7
Curiosa la storia del francese Bertrand Gaude, membro di Le Club Des Gens Spéciaux e Fuhrerprinzip che si ritaglia un proprio spazio da deus ex machina in questo progetto, le cui uscite rimangono limitate (nel caso specifico a sole 500 copie, ma fu così anche per lo split a quattro del 2006 "One Man Drone", edito in vinile, e per la raccolta di tre CDr "L'Arbre Aux Fées" del 2008), imbracciando sia un moog che una Gibson. Si parte per il suo personale universo parallelo dai rifermenti più disparati (Myspace docet: dai Joy Division fino ai Funkadelic), ma poi, in realtà, il suo stile ne differisce molto: ci troviamo dinnanzi ad uno dei casi più unici che rari di trasparenza comunicativa mediatica della nostra era, in cui molto spesso il materiale promozionale arriva contornato da una ricca nota autocelebrativa, dove vengono stilati punto per punto i brani del disco con tanto di commenti (quasi a voler 'suggerire' i complimenti da fare a quelle note). Beh, scordatevi tutto ciò. Il mood di Tamagawa è coerente dalla prima nota all'ultima sua lettera. Ciò che arriva in redazione assieme al disco è un foglio che è realmente una presentazione dell'album, ma di quelle autentiche, ove in poche righe si enuncia come potreste immaginare il vostro scenario perfetto per assimilare questo disco: trovandosi inermi dinnanzi ad una devastazione post-bellica che vi ha raso al suolo persino la casa, dal cui soffitto potete scorgere un elicottero solitario che si allontana, ingoiato dal paesaggio. È esattamente quello che avvertirete in questa delicata, piccola gemma di ambient minimalista, giocato su accordi leggeri di accenno post-rock ("Par De La Les Nuages..."), dilatati nell'aria, avvolti da pochissime note di tastiera, come fosse una vibrazione/drone. Un cielo nuvoloso con qualche spicchio di sole che cade distratto (l'arpeggio di "Bonheur Animal"). L'ascolto potrebbe semmai scoraggiare solo gli ascoltatori poco avvezzi ad un genere che è volutamente cosi ciclico (in quel caso, è più obiettivo togliere un punto alla valutazione finale). Nonostante questo, appare evidente che la sostanza qualitativa sia presente (basti pensare a "Cellule Souche", la tipologia di composizione muta che ogni disco alternative ambirebbe a possedere come intermezzo), e che dunque meriti di certo un ascolto attento. Insomma, in realtà di cupo c'è ben poco, la ripresa ispirativa semmai potrebbe essere ipotizzata verso i lidi più dolci (ma anche molto più ingenui) delle esplorazioni alla Eno: un disco realmente efficace in insonni giornate primaverili, per gustare il sapore della malinconia e il respiro della speranza.
Federico Francesco Falco
http://www.myspace.com/tamagaywa