23-03-2010
SUICIDE COMMANDO
"Implements Of Hell"
(Out Of Line/Audioglobe)
Time: (53:17)
Rating : 7.5
Con la creatura di Johan Van Roy ci si deve mettere l'anima in pace: se da un lato è innegabile che il 'serial killer' belga, forte di ben 24 anni di attività, sia IL pioniere in ambito harsh-EBM, dall'altro sappiamo già che da ogni sua nuova opera è inutile attendersi stravolgimenti o svolte epocali, anche se a ben vedere dovrebbero essere proprio i numi tutelari (come lui, appunto) a dover dare nuovi impulsi ad una scena sovraffollata di cloni e pessimi mestieranti... "Ma il genere l'ha praticamente inventato lui!" sbotterà qualcuno, il che equivale più o meno a dire: "Se nel metal gli Iron Maiden vivono di rendita riciclando ad infinitum il proprio glorioso passato, perché non dovrebbe farlo anche lui?", e se pensiamo ad uno che si rinnova costantemente come :Wumpscut: e vediamo le critiche che gli piovono addosso, capiamo meglio perché a certi livelli si fanno dischi quasi con lo stampino, secondo l'assioma 'formula vincente non si cambia'... Potremmo stare qui a dibattere in eterno se ciò sia giusto o meno e se la ripetizione di schemi usurati vada bocciata a priori a prescindere da tutto il resto, ma, visto che Suicide Commando risponde - e verosimilmente sempre risponderà - alle prerogative di cui sopra, l'unica cosa da fare resta quella di valutare l'efficacia dei suoi lavori, cercando altrove spunti innovativi o soluzioni differenti. Anticipato lo scorso anno da un paio di singoli, "Implements Of Hell" (ispirato ai celebri 'strumenti dell'inferno', nomignolo che il serial killer Albert Fish dava ai suoi attrezzi da macello), primo full-lenght del Nostro dopo il passaggio alla Out Of Line, scatena subito i bpm a seguito di una breve intro con la pompata e scattante scheggia "The Pleasures Of Sin", mostrando subito come la ferocia non difetti mai al mastermind belga. La produzione è impeccabile (il mastering a cura di X-Fusion è ormai un must in certi ambiti) ed esalta tanto i rocciosi beat quanto soprattutto l'ottimo piglio melodico sfoderato dal Nostro, vero maestro nel confezionare melodie immediate dall'effetto garantito, come l'intero album evidenzia a più riprese. Se "The Dying Breed" piace per il suo incedere nervoso ed industrialoide, il devastante singolo "Die Motherfucker Die" convince appieno per la sua velenosa solidità ed un refrain carico d'odio (la voce caustica e distorta ad arte di Van Roy funziona sempre, alla fin fine), rivelandosi uno dei momenti migliori dell'opera assieme all'ottima "The Perils Of Indifference"; sempre assolutamente solide ma più controllate nel ritmo "Death Cures All Pain" (splendida la sua melodia portante), la più raffinata "God Is In The Rain" (bene il vocoder all'altezza del refrain per il primo singolo post-album, disponibile col box limitato o nel formato digitale) e l'intensa "Come Down With Me" (azzeccati i samples di cori operistici integrati al suo interno), mentre "Hate Me" è una nuova virulenta bordata da club carica di un groove assassino. Menzione a parte per "Severed Head" e la conclusiva "Until We Die", uscite assieme lo scorso anno in anteprima nel formato 7": se la prima, a base di elettronica ipnotica e giocata su di un sample vocale ossessivo, è senz'altro il momento più atipico del disco, la seconda fa calare il sipario senza clamore fra strutture ritmiche più cadenzate ed inserti d'estrazione simil-classica. Cosa ci dice, dunque, "Implements Of Hell"? Senz'altro che il vecchio leone Van Roy sa ancora graffiare e lasciare il segno, ed anche se le idee sono sempre le stesse, Suicide Commando rimane un act la cui efficacia, tanto in studio quanto on stage, regge bene col passare degli anni: tanti giovani e baldanzosi virgulti non conseguiranno mai questi risultati, quindi, anche stavolta, può bastare così. Il consiglio agli interessati è quello di reperire la versione doppia (o magari il box, se siete veri fanatici di Suicide Commando), contenente un bonus-CD di remix per molti versi interessante.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.suicidecommando.be/