15-03-2010
KLAMMHEIM
"Heimwärts"
(Heimatfolk)
Time: (45:31)
Rating : 7.5
La Stiria ed i suoi laghi, i monti e gli affreschi paesaggistici di questo espressivo angolo austriaco: luoghi che trasmutano in estro lirico per Dea, voce e songwriter dei Klammheim, diventando ballate e morbidi istanti di genuino folk in questo debut-album. Canzoni scritte in idioma locale per unire il cuore a quei panorami che indirettamente legano gli austriaci alle band neofolk di identità germanica. Musicisti rivolti alla propria terra, alla natura spesso selvaggia e cupa, agli spiriti degli avi che la popolano nelle memorie e nelle energie, ed in ciò trovano l'ispirazione per dare musica ai sentimenti profondi di legame con il suolo, grande forma d'amore incondizionato anche in epoche decadenti. Ed i Nostri sono malinconici come i Forseti e :Of The Wand And The Moon:, profondi come i Nebelung o i Dies Natalis; nelle dieci opalescenze di "Heimwärts" il reame della ballata dark viene acceso con passione anche quando il distacco emotivo può risultare apparente, solo apparente... ed algido. La voce di Dea non è sola: attorno a lei una band in grado di captare con sensibilità le sue dolci elegie; la fisarmonica di Rage in "Nix Wies Wor" o in "Streck Die Hand Aus" è una voce di coro aggiunta, incorporata alla chitarra acustica suonata da Lutz od al suono pieno e tipico nel folk d'oltreoceano di Alexis e la sua dodici corde. Folk mondiale e non solo 'noir', questo è il territorio che dalla piccola Stiria austriaca esplorano i Klammheim: un brano come "Vom Höchsten Gipfel" potrebbe avvalersi delle voci di Loreena McKennitt o della più intimista e poetica Patti Smith nei momenti di abbandono delle vesti 'incazzate', e Dea onora con la sua voce una perla di cantato e suono in bilico costante sullo spartiacque della commozione. Questo è tendenzialmente il 'mood' offerto da "Heimwärts" fino all'ultima traccia, "Abschied", strumentale e crescente (col suono coadiuvato dalle percussioni della grande mente dei Die Weisse Rose, Thomas Bøjden, già partecipe in passato a collaborazioni con vari esponenti del neofolk europeo), che conclude vivace l'ascolto di un album sinuoso tra ombre profonde di valli alpine, ed in tale episodio vive un raggio brioso che apre nuovi sentieri da percorrere in futuro. Debutto di classe in casa Steinklag grazie alla sublabel Heimatfolk, madrina di eccellenti act che gli habitué del dark-folk conoscono e tra i quali citiamo Seelenthorn e Falkenstein. Bello anche il digipack ed il suo booklet di dodici pagine, che rimandano istintivamente ai testi della leader. Casa Austria si impone con un lavoro 'd'orgoglio' e di fine cultura neofolk: quel neofolk che, svestite le divise e uscito malconcio dalle trincee, ha ancora molto da dare, se nasce, come in questo dischetto, impresso negli occhi di chi sa guardare, analizzare, amare la propria terra.
Nicola Tenani
http://www.myspace.com/klammheim
http://www.myspace.com/heimatfolklabel