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Room 107

08-03-2010

ARI BENJAMIN MEYERS

"Symphony X"

Cover ARI BENJAMIN MEYERS

(Potomak/Audioglobe)

Time: (64:02)

Rating : 7

Il 1972 è l'anno di nascita di Ari Benjamin Meyers: scorrendo la sua carriera ci si stupisce, perché a soli 38 anni avere alle spalle un'attività artistica così importante ed intensa non è poca cosa, considerando che spesso la musica richiede decenni di studio ad un artista, soprattutto a livelli medio-alti. L'importante sliding-door di Meyers si presenta quando, studente al Tanglewood Institute, incontra Leonard Bernstein, ed il grande compositore e direttore d'orchestra statunitense percepisce le doti intrinseche del Nostro spronandolo a continuare gli studi musicali ancora più seriamente. Ecco allora il prestigio della Yale University, dove in breve diviene direttore dell'orchestra e del coro interno. Dopo la laurea subito grossi progetti in ambito compositivo per il cinema, la danza, l'elettronica che lui vuole sperimentare con la sua Redux Orchestra, ensemble ricco di musicisti che incorporano la chitarra, le percussioni, il violino, il basso ed il violoncello, ma soprattutto un grande schieramento di fiati ed ottoni. In questo ambito, chi se non gli Einstürzende Neubauten possono diventare il terreno ideale per coltivare ambizioni, idee, avanguardie? Da lì il progetto "Redux Orchestra Versus Einstürzende Neubauten" del 2006, sempre sotto la bandiera della Potomak (etichetta che da anni produce i lavori di Blixa & C.); a ciò si aggiungono innumerevoli collaborazioni, tra cui spicca per caratura mondiale la composizione delle musiche per la nuova performance teatrale della compagnia La Fura Del Baus, come i vari progetti per il Guggenheim Museum di New York o per la Staatskapelle di Berlino. L'attività frenetica di Meyers nel 2009, oltre al rapporto con la dance company spagnola, lo vede in studio per la produzione di due album: "Halo" con il moniker Celan ed, appunto, "Symphony X" insieme alla sua creatura, la Redux Orchestra. Quattro movimenti per una sinfonia moderna in cui i fiati protagonisti uniscono il loro aspetto jazz alla sperimentazione progressive amata da tanti compositori contemporanei (Philip Glass, Mike Oldfield nei primi lavori o certe composizioni di Michael Nyman). Il suono risulta corposo per i tanti elementi coinvolti, anche se un limite può essere l'eccessiva similitudine tra i movimenti. Il primo è una lunga sessione di fiati e batteria su cui (tra stop veloci e riprese) s'inseriscono gli altri strumenti, col tema musicale che si articola in cambi di tonalità: trombe, tromboni, saxofoni regnano in un soundscape luminoso e vivace, ansioso, come se tra gli strumenti vivesse un inseguimento vitale. Nel secondo, che sfiora i venti minuti di durata, il tema precedente è rallentato, dando spazio a giochi tra gli ottoni e la chitarra elettrica; l'insieme si scompone ed emergono le individualità, ma già all'ascolto inizia a pesare la lunghezza di una partitura che, anche differenziandosi, rimane pur sempre una variazione di tema. Il terzo movimento è l'ennesima lunga sessione con poche varianti rispetto i precedenti: ciò appesantisce la resa emotiva, provocando assuefazione allo stupore iniziale. Solo nella quarta parte, finalmente, Ari cambia le carte in tavola: rallenta il ritmo delle note, gli ottoni diventano dolenti, la batteria marziale ed apocalittica, salendo lentamente di ritmo con una lunga ascesa verso la superficie, senza arrivarvi ma stazionando in quei limbi sonori così sapientemente creati. Peccato per la parte centrale di un'opera bella ma appesantita... Leonard Bernstein ha visto bene nel riporre fede nel talento di Meyers, il quale però deve sforzarsi di dare 'coreografia' anche alle sue opere in studio destinate ai supporti audio. I ballerini diventano allora le note, e farle danzare con più eclettismo porgerà a chi volesse conoscere questo artista un valido connubio tra creatività ed un background orchestrale importante, ma soprattutto la bellezza estetica di chi sa vedere oltre gli schemi e creare nuove armonie.

Nicola Tenani

 

http://www.clubredux.de/

http://www.indigo.de/unser_programm/labels/160/