15-02-2010
DIVINE MUZAK
"Maison Skinny"
(Punch Records)
Time: (59:59)
Rating : 8
L'esordio in casa Punch Records del combo rumeno (che ha però scelto il bel mondo parigino come sede ispirante...) ha il sapore della riscoperta di suoni vari ma non vaghi, lontani tra loro ma conciliabili nella mente del musicista. Nato artisticamente nel 1997, Dan Serbanescu compone, insieme a Radu Nicolescu fino alle soglie del terzo millennio, tre album di oscura ambient contaminata dalle proprie radici sotto il monicker Archaos. Tre lavori prodotti da Bestial Records con ottime propensioni sperimentali, sonorità cupe e buon accredito nelle nicchie del genere; poi lo split, al seguito del quale Dan, affiancato da Julie Serbanescu, ha l'occasione per decidere una nuova vita artistica. Debutto sempre su Bestial Records nel 2001, e con "En-trance" la nascita dei Divine Muzak è ufficiale. Solo con l'album successivo "Dialogue", sotto l'egida della Beauty Of Pain Productions, si determina l'interesse di un pubblico più vasto nei confronti del nuovo act, vivo del dualismo uomo-donna di Dan e Julie. Suoni meno cupi e rivolti ad un neofolk che risente ancora del background di Dan: industriale e contorto, ispirato da Death In June o Dernière Volonté nel momento in cui entrambi incontrarono la mente ricca di depressioni noise marziali di Albin Julius. "Maison Skinny" è invece il trionfo della rivoluzione interna: Julie diventa protagonista delle linee vocali (in "Dialogue" prevaleva ancora la voce di Dan) ed il suo personaggio acquisisce lo spessore di una musa seducente, eroticamente divina e provocante sia nel canto che nel proporsi come immagine e front-provocation (il booklet interno è ricco di foto in cui lei si copre solo un minimo il corpo nudo, proponendosi come novella ninfa dell'underground europeo). I nuovi suoni ben si addicono alla politica artistica della Punch Records ed al suo impegno nel proporre un goth 'diverso' dai canoni, spesso contaminato in crossover tra generi sonori disparati e idee singolari. Così "Maison Skinny" è un simbolo nella discografia Punch: undici tracce di particolari miscele tra suoni eterogenei dove prevale l'elettronica, ma dove la stessa non prevarica altre strumentazioni anche acustiche. Tendenzialmente il suono si riconcilia con le prime nevrosi electro-punk degli anni '80, acide e tese: "Love Bang Bang", ad esempio, è un'ideale ripresa dell'indimenticabile "No Tears" dei Tuxedomoon nelle distorsioni comuni del saxofono unito al cantato innaturale di Julie, alienato per l'uso del vocoder. Come anche l'opener "Dream Size Zero", provocatoria nei testi di una 'lolita' inarrivabile e pericolosa (..."I'm a Marlboro Light cigarette...."). Suoni che hanno in parte i 'vecchi' Rubella Ballet come padri putativi e che i Divine Muzak rendono attuali, aiutati dal fatto che i territori del punk-elettronico 'colto' non sono stati del tutto esplorati come meriterebbero. Ma "Maison Skinny" è anche altro: la voce femminile si esalta nelle algie erotiche del brano "La Femme Inégale", in cui il distacco emotivo regna simile alla Björk di "Homogenic", ed il brano è stupendo anche nella musicalità del testo, miscela di lingua francese e spagnola. Atmosfere fumose, volutamente blues e decadenti per due episodi in cui i toni caldi della voce di Dan risultano carezzevoli (come ricorda Brendan Perry in questi momenti...): "Looney Bunny" e "Little Baby Horse" (in parte simile a 'tutti i piccoli, graziosi cavalli' di Tibet e Nick Cave...) sono altri due brani che richiedono diversi ascolti per la loro bellezza intrinseca, in cui la fisarmonica regala un tocco di gusto retrò e decò altamente suggestivo. Ennesimo centro, quindi, per la Punch Records con questo nuovo lavoro dei Divine Muzak: non è la prima volta che i nostri 'racconti' musicali incrociano le produzioni della label nostrana, spesso volgendole i complimenti meritati dall'oculatezza di chi la gestisce scegliendone gli artisti per il proprio roster. Ora è il turno dei Divine Muzak: pollice totalmente alto per "Maison Skinny", uno stupendo esempio di interpretazione che nasce da tante fascinose matrici sonore.
Nicola Tenani