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Room 103

25-01-2010

THE TWILIGHT GARDEN

"A World We Pretend"

Cover THE TWILIGHT GARDEN

(Projekt/Audioglobe)

Time: (48:03)

Rating : 7.5

L'ultima frase delle note ufficiali che accompagnano l'opera in esame ci dice chiaramente quali siano le intenzioni dietro al debutto di The Twilight Garden: "immaginate i Cure dell'era "Disintegration" con più enfasi sull'elettronica". Ed è la pura verità: il progetto solista di Todd Loomis, artista americano già noto per le sue scorribande in compagnia di Bryan Erickson nei Velvet Acid Christ delle ultime fatiche, è fortemente debitore nei confronti dei Cure targati 1989, ossia quelli di uno dei dischi più importanti ed amati dell'intera epopea dark, ma tale pesantissima influenza viene convogliata in un suono più electro-oriented, fattore importantissimo ai fini di scongiurare il rischio del plagio. Todd, che per inciso fa tutto da solo in questo suo progetto, ha accumulato negli anni molta esperienza in svariate band anzitutto come chitarrista, ma ora, forte di un debut destinato ad emozionare più di un 'cuore oscuro', troverà finalmente lo spazio che merita per mettere in mostra tutto il proprio indiscutibile talento compositivo ed una sensibilità artistica ammirevole. Partendo dal synthpop vecchia maniera, passando per la migliore cold wave e filtrando il tutto in un'ottica che si rifà molto finemente al post-punk rifuggendone l'impeto, il musicista del Colorado sforna dieci episodi dai tratti dolenti, sofferenti e pregni dell'ineluttabilità del lato più oscuro dell'esistenza, in un contesto dove la luce filtra appena, come un timido faro che evidenzia i contorni di una solitaria, malinconica presenza nel buio. Ritmi ossessivi, tenui e mai invasivi, melodie di synth al contempo fredde e calorosamente passionali, chitarre rarefatte che si innestano con grazia nel tessuto sonoro ed una voce sofferente, disincantata, appassionata e intimamente partecipe, proprio come lo Smith dei tempi migliori: questi gli ingredienti di un lavoro riuscito, tanto nei suoi frangenti più vicini ai Cure ("The Ice King" ed una title-track che potrebbe essere la nuova "Plainsong") quanto negli episodi più electro-oriented ("Dead Adults", "Retainer Maintainer", la nervosa "The Puppeteers"). Un'enfasi oscura che si esalta nelle trame darkwave di episodi come "Delusions Of Us" e "Something Beautiful", ma anche nella cold wave dell'opener "I Am Echo", o ancora nei richiami ai Freur in "A-Wake", fino al più concitato atto conclusivo "Melancholy Crush": una serie di melodie di grande effetto sulle quali si staglia la voce di Todd, capace di disperati refrain a pieni polmoni, di dolente delicatezza e di un'autentica, sofferta partecipazione emotiva. Quei Cure ormai sono solo un ricordo, e se è vero che ricopiarne le gesta con la carta-carbone non avrebbe avuto alcun senso, allora dobbiamo doverosamente plaudire all'opera di Todd, che ha saputo inebriarsi di quelle immortali sonorità per cavarne fuori qualcosa di sufficientemente personale con cui emozionare tanto chi si è fermato negli ascolti a 25 anni fa quanto chi, pur amando profondamente un certo tipo di suono del passato, esige che ai giorni nostri questo venga opportunamente aggiornato, pur nel contesto di una produzione volutamente 'vintage' come quella dell'opera in esame. Un debutto significativo, non solo per i nostalgici di certe sonorità: The Twilight Garden è un nome da seguire con attenzione, perché le premesse affinché ci regali presto qualche piccolo capolavoro dark - ridando lustro ad un'intera scuola - ci sono tutte.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

http://www.thetwilightgarden.com/

http://www.projekt.com/