23-03-2007
ANTIMATTER
"Leaving Eden"
(Prophecy/Audioglobe)
Time: (47:46)
Rating : 7.5
Rimasto orfano di Duncan Patterson (il quale ha abbandonato il gruppo per dedicarsi al suo nuovo progetto Íon col quale si è spinto ulteriormente oltre, pur spostando la propria ricerca artistica verso sonorità differenti), l'artista inglese Mick Moss prosegue in solitaria il suo cammino, facendosi aiutare da una serie di musicisti ospiti (fra i quali Daniel Cavanagh, chitarrista degli Anathema) per portare a compimento i lavori del quarto album targato Antimatter. Ovviamente la separazione da Duncan non poteva non avere ripercussioni sul songwriting, che nei primi tre lavori aveva mostrato di correre su binari magari assimilabili fra loro, ma sicuramente separati: da una parte l'intimismo malinconico e sofferto di Mick, dall'altra la vena più sperimentale, oscura ed aperta a soluzioni di ampio respiro di Duncan, la cui assenza pesa non poco sul risultato finale. "Leaving Eden", infatti, rimanda seduta stante a quei brani che Mick scrisse per il secondo album di Antimatter, ossia il capolavoro "Lights Out": canzoni intrise di una sofferenza palpabile, intimi gridi di disperazione guidati dalla voce intensa ed emozionante di uno dei più efficaci e convincenti cantori del dolore interiore. Finito il tempo delle interpretazioni affidate a tutta una serie di belle voci femminili (nei brani composti da Duncan), Mick prende il timone per dirigere Antimatter verso lidi più rock-oriented, come dimostrano le sferzanti ed efficaci vibrazioni elettriche - prodotte quasi sempre all'altezza degli accorati refrain - che contraddistinguono le varie "Redemption", "Another Face In A Window", "Ghosts" e la sofferta title-track. La direzione dell'intero album appare quindi più univoca, come dimostrano tanto i frangenti strumentali quali l'ottima "Landlocked" e l'intensa "The Immaculate Misconception" quanto episodi come la triste "The Freak Show", la più delicata "Conspire" e l'eccellente atto conclusivo "Fighting For A Lost Cause". "Leaving Eden", nel suo essere equamente diviso fra delicatezza acustica ed irruenza elettrica, ci conferma come Mick sia uno dei più onesti songwriters dei giorni nostri, ma tuttavia appare impossibile trascurare l'assenza di Duncan e delle influenze che l'ex-bassista degli Anathema era stato capace di far confluire nel concept artistico di Antimatter, ed anche se occorrerebbe separare accuratamente i vari momenti creativi dell'ex-duo, chi aveva amato in particolare il debut "Saviour" e soprattutto il seguente "Lights Out" non potrà non accorgersi di quanto sia effettivamente venuto a mancare al progetto dopo l'illustre scissione di cui sopra. Un disco pregevole e genuino, al quale però manca un tassello insostituibile.
Roberto Alessandro Filippozzi