25-11-2009
DISPLACER
"X Was Never Like This..."
(Tympanik Audio)
Time: (66:52)
Rating : 8
Non ci aveva del tutto convinto Displacer al suo approdo in Tympanik con l'album "The Witching Hour"; stessa sensazione avuta nei confronti del label-mate Tapage, nel momento in cui varcava i cancelli dell'etichetta statunitense. In entrambi i casi regnava un senso di incompletezza: la percezione era quella che i due artisti potessero andare oltre un buon album. Tapage l'abbiamo recentemente lodato in occasione dell'uscita di "Fallen Clouds", ora è il momento di tessere le dovuti lodi anche per Mike Morton (Displacer, appunto). Se "The Witching Hour" era dominato da un sound perso tra mid-tempos troppo statici (esclusi sporadici momenti come "Cage Fighters Lullaby" o "Nightbeast"), in "X Was Never Like This..." l'eclettismo regna per tutta l'ora abbondante di durata ed in tutte le tracce, cambiando la rotta precedente verso suoni più articolati. Questo si attendeva dal musicista di Toronto: uscire dall'anonimato del beat-dub abusato per aprirsi verso soluzioni più complesse e caratteriali, intento qui pienamente riuscito, e di ciò non possiamo che dargliene atto. Solitario nel comporre, ama però coinvolgere musicisti di aree anche diverse, ed in questo l'album ne beneficia parecchio. Quindi di nuovo, tra i tanti, Daniel Myer (Haujobb, Architect, Covenant) e Lucidstatic, Famine e Broken Fabiola, ma per questo nuovo full-lenght alla musica si integra anche la morbida voce dalle tinte suadenti di Victoria Lloyd, voce dei Claire Voyant e, congiuntamente a Daniel Myer, mente di HMB. Pertanto "Junky Blvd" o "Elbows Bent At Right Angles" celebrano le qualità di entrambi: la struttura polimorfica della musica di Displacer e la capacità interpretativa di Victoria. Senza che nessuno sia per forza al servizio dell'altro, ma così geniali nel coesistere, soprattutto nel secondo episodio, che diventa una sorta di electro-wave minimale proprio grazie all'estro individuale e con Victoria perfetta nel 'carezzare' le piccole fragilità musicali colorando momenti IDM. Lo stesso brano, nella sua versione strumentale posta in apertura d'album, rivela quanto complessa e strutturata sia la musica, con vaghi sapori darkwave alla Cure del periodo "Disintegration" e stasi di minimale, stratosferica dolcezza in stile Lali Puna. Tastiere e chitarre protagoniste nell'evocare questi due riferimenti. Lascia il suo segno anche Mark Thibideau nel suo modo di interpretare "Never Compromise" in chiave dub-house, esaltando la trance del suono digitale, mentre si rivela atmosferico ed ancor più forte il senso di space-house nel remix della title-track manipolata da Daniel Myer. Segno che non del tutto riesce ad imprimere Keef Baker nel remix di "Windmill", scegliendo sonorità più noise a scapito dell'ambient; all'opposto, Lucidstatic in "To Live, Love, Die Or Kill" imprime un mood di carattere al brano che in "The Witching Hour" non si manifestava, grazie alle minacciose presenze dei synth ed al non-abuso di rumori di fondo che, anzi, dosati aumentano lo spleen già greve. Dopo un'ora d'ascolto tra frammenti di ambient delizioso, ritmiche accelerate e tutta una gamma di frangenti fascinosi, il finale è dedito ad un sound che spazia tra new age eterea e slow-time IDM per il ritmo, grazie all'ottimo remix di Marching Dynamics per "Windmill", che può ricordare Moby... ed è un complimento! Pensando ai tanti nostri lettori che anche grazie a noi scelgono frequentemente il 'club' Tympanik, per tutti questi motivi consigliamo loro di non perdersi il nuovo, incantevole lavoro firmato Displacer.
Nicola Tenani