06-10-2009
MARK LANE
"The Anti-Tech Testament 1981-1985"
(Editions Mark Lane)
Time: CD 1: (40:57) CD 2 (42:46)
Rating : 8
Sottili linee minimali, ma non solo: questa in sintesi è la retrospettiva in due dischetti di Mark Lane. Un reale testamento che nasce nei primi anni '80 ed arriva a noi con la forza di un'eredità importante per più motivi, tutti espressi nella raccolta dell'artista californiano. Precursore di una linea che fa dell'elettronica il fulcro principale, di cui in realtà vari rami arrivano nel nostro contemporaneo ancora carichi di attuali segnali mai sopiti. Il primo CD è figlio dei suoi tempi e cavalca l'onda del punk e della no-wave, espressi con forza sulla east-coast tra le sale cerebrali di Andy Warhol e il seme folle di artisti come Velvet Underground o Talking Heads. Proprio questi ultimi già negli anni precedenti deviavano dal rock tradizionale per cercare nuove strade, grazie ad una mente immensa come quella di David Byrne, ed il nostro Mark Lane l'aria che attraversava gli States in quegli anni l'ha respirata con generosa ebbrezza. "Mistery Hero" è pura nevrosi 'sporca' di punk originario ed ancor più psicotica e metropolitana, "Cartel Danse" anticipa le aliene fobie di Johnny Rotten ed i suoi PIL del periodo "Paris In Springtime" prendendosi il lusso di usare riff riverberati di chitarra come a volte pure i Bauhaus impiegavano. Lo stile Talking Heads, che serpeggia in tutto il primo dischetto, si magnifica in "Pleasure Heist" e la voce di Mark non è così dissimile dal newyorkese Byrne, sebbene ancora più fobica e nichilista nell'offrirsi. Nel corso degli anni il suono si modula e lo si percepisce tra i solchi, così senza fretta le paranoie diventano acide nel periodo in cui cominciavano a muoversi i Tuxedomoon ed i loro echi di stravaganza lucida. Il tappeto onirico in cui "Tsar" e "Il Plueta Bruxelles", aiutati dal sax nella simmetria con Brown e Reininger, si distacca dal reale per esplorare materie nuove ed extracorporee, lisergiche e lontane nelle dimensioni intese. Così ascoltare il secondo dischetto è come intraprendere la successiva tappa di un viaggio programmato: l'elettronica con lentezza sostituisce le sessioni acustiche seguendo le naturali evoluzioni che la wave ha avuto nel tempo, senza una meta predestinata ma libera di vagare tra le intelligenze degli artisti, e quella del Nostro è vasta... Allora insieme a Mark Lane crescono i popolari Pet Shop Boys, The The e tutta una scuola pop che nella nuova ondata trova il substrato ideale. In tal senso un piccolo capolavoro di dolcezza e struggimento è "The Poison For Me", come pure "Sojourn", emotive quanto basta senza finire nel totale abbandono, ma mantenendo quel minimo di distacco cerebrale su una sottile linea d'ansia. Semi che ritroviamo anche oggi nell'era dell'elettronica 'intelligente', ed embrioni di IDM li troviamo in "Iceberg" ed in "Quest"; vi sfidiamo dopo l'ascolto ad attribuire la produzione alla prima metà degli anni '80. In parte ciò è dovuto a quel lavoro di fascino 'vintage' che l'IDM ha sviluppato, così i suoni che il Nostro produce tra Moog e la classica drum-machine Roland 707 rimangono presenti nell'oggi senza subire il declino. Per questi motivi "The Anti-Tech Testament" non è una mera antologia di Mark Lane, bensì una varietà senza fine di stadi embrionali di un divenire prossimo. Gli anni hanno poi visto Lane al fianco di musicisti di peso come Martin Bowes degli Attrition, i Vomito Negro o Conrad Schnitzler dei Tangerine Dream, o ancora Mark Verhaeghem dei Klinik. Giusto per citarne alcuni, il cui peso è dovuto in larga parte alla classe senza tempo di Mark Lane.
Nicola Tenani
http://www.myspace.com/theantitech
http://www.editionsmarklane.com/