29-09-2009
ALESSANDRA CELLETTI/HANS JOACHIM ROEDELIUS
"Sustanza Di Cose Sperata"
(Transparency Records)
Time: (57:02)
Rating : 8.5
Due mondi apparentemente inconciliabili si coniugano e contaminano per dare vita a questo dischetto. Il classicismo tra i tasti del piano di Alessandra Celletti e le visioni elettroniche e minimali di Joachim Roedelius, il calore italico nella passione romantica di un'artista visionaria e le algie minimali di provenienza teutonica. Complici anche il profumo malinconico dei sentimenti espressi dall'interpretazione negli anni di Satie e Debussy per Alessandra, le sperimentazioni fin dal cuore degli anni '60 incontrando nel suo cammino geni del contemporaneo come Klaus Schulze o Brian Eno per herr Roedelius. Attenzione però: se da una parte l'animo della Celletti si esalta nell'interpretare le note al piano nate sul confine tra '800 e '900, nella sua carriera brillano testimonianze di minimalismo ermetico ed etereo come l'ottimo ed osannato "Chi Mi Darà Le Ali", in cui l'artista magnifica le proprie sensibili capacità in spazi nati dagli abissi dell'anima dal cui profondo trovano la rampa per fluttuare, tra gli spartiti, verso limbi celesti e tormentati. Più virato verso spazi siderali il contesto strumentale creato nella sua lunga militanza da parte di Roedelius; insieme l'intrinseco valore di ognuno si fonde in un morbido risultato: "Sustanza Di Cose Sperata". Ventiquattresimo canto del paradiso dantesco: il poeta toscano in questo canto traduce San Tommaso, che, interpretato nei secoli, proprio in questo vuole esaltare il contrasto tra vita e morte imminente. Paradiso ed Inferno, così blasfemicamente simili nei loro opposti nel momento fatale dell'uomo. I due artisti nel loro accordo rispecchiano questa realtà, in stile con loro stessi senza appesantirsi nella ricerca della simbiosi, incontrandosi altresì su vellutati tappeti sonori. Quasi un manufatto composto da un'unica mano, invece l'analisi determina fusione e la musica non può che trarne profitto. Subito fragili insieme nei tre colori delle tracce che aprono l'album: "Azure", "Purple" e "Orange" sono musiche dalla parvenza cagionevole. Siate pronti ad un viaggio su tre dimensioni parallele ed intrinsecanti: la vostra, la psiche degli artisti, tutto ciò che in voi nasce, tangibile o indefinito. Momenti ambientali come "Our North", dove Alessandra timidamente porge il proprio canto unito alle note, diversa da come potrebbe aspettarsela il pubblico, magari una nostrana Tori Amos che cerca nel rimando ad altro il proprio successo. Invece no, la Celletti è unicamente lei stessa e trova, album dopo album e recital dopo recital, la propria via, deviando, camminando, esplorando. Momenti di lirismo strumentale come "Magenta": qui il tragitto formativo classico si evidenza carezzevole per poi approdare all'opposto nel recitato di Roedelius, tra sapori orientali generati dal flauto nipponico di Nagashima, omaggiando l'artista boemo Rainer Maria Rilke con la recita di un suo poema in lingua tedesca, appunto "Rilke". Quasi un'ora d'incanti e molto repertorio 'fairy', consono agli abituali temi del nostro magazine, che in questo album troverebbero fedele ispirazione; pensate a Priscilla Hernandez o a mille progetti che nascono in casa Prikosnovénie. Come "Black & White" o "Rose": pianoforte e tastiere insieme nella minimale esplorazione dell'indefinito, frammenti impalpabili di materia sonora, cristalli perfetti da ammirare senza sfiorarli. Perdonateci se saltuariamente amiamo immergerci nei neoclassicismi della musica moderna, ma davvero non possiamo esulare da un genere che ci lega alla realtà eccelsa della musica senza tempo, eternamente sublime se a proporla sono insieme Alessandra Celletti ed Hans Joachim Roedelius.
Nicola Tenani
http://www.alessandracelletti.com/
http://www.myspace.com/michael_transparency