16-03-2007
YENDRI
"Malfunction"
(Mental Ulcer Forges/Audioglobe)
Time: (70:09)
Rating : 9
Dopo i tre anni di silenzio che avevano preceduto la raccolta di materiale inedito "Playdoll" della scorsa primavera (comprendente brani composti fra il '97 ed il 2006), l'artista di Amburgo non indugia ulteriormente e torna dopo appena un anno con la sua sesta release sulla lunga distanza, nuovamente per l'etichetta di quel Rudy Ratzinger (:Wumpscut:) che non ha mai mancato di elogiare pubblicamente il sound di quella che le note biografiche indicano - giustamente - come 'l'oscura principessina dei suoni elettronici non-convenzionali'. In questo nuovo e corposo capitolo della saga artistica di Yendri troviamo ben 16 brani che sono altrettanti gioiellini di quello che, a grandi linee, possiamo definire come 'electro-dark-pop': un sound unico e riconoscibile al primo ascolto, forgiato disco dopo disco sino a divenire uno dei più personali e caratteristici dell'intero panorama elettronico alternativo. Le strutture semplici e dirette create da Yendri sono lo sfondo ideale per l'intimismo dei testi, che nuovamente ci rivelano la natura emozionale di un sound apparentemente freddo, ma in realtà capace di avvolgere l'ascoltatore e di trasportarlo nel mondo di sofferenza e dramma interiore di un'artista che non ha paura di confrontarsi pubblicamente con le sue paure ed i suoi sentimenti più reconditi. Ogni singolo brano brilla di luce propria, dalle movenze spettrali e suadenti dell'iniziale "Just Hurt Me" sino ai ritmi nervosi della conclusiva "Ich Kann Nicht Mehr", passando per l'eleganza di momenti come "Nayaara" e "Coming Home" e l'incisività di frangenti quali "The Beast" o "Wahnmut". Sorprendono le ritmiche pompate della strabordante "I Will Find You", laddove invece "Lantra" prende un indirizzo più 'pop' (ben coadiuvato da una melodia praticamente perfetta); ancora richiami a quell'India che Yendri sogna dal suo appartamento nel Nord della Germania in "Embraced", mentre con "They Don't Let You" la Nostra torna a realizzare un inquietante e coinvolgente brano distorto ed 'harsh', come era avvenuto nei primi lavori. Ottima l'intensità della splendida "Maya's Sister", mentre la suadente "Alreadydead" rimanda a quel pop elettronico anni '80 che Yendri non ha mai nascosto di amare; bene anche la spettrale e sofferta "Ghost", cui segue una "Die Bäume Werden Kahl" che sa avvolgere l'ascoltatore con innegabile savoir-faire. L'assoluta eleganza stilistico/compositiva, il senso del ritmo e le geniali intuizioni per le melodie (mai eccessive, ed anzi, spesso tenui ma assolutamente efficaci), la fredda emotività e la capacità di sedurre l'ascoltatore meno superficiale restano le caratteristiche portanti dell'Arte di Yendri, che col nuovo album rifinisce ulteriormente una perfezione formale - già raggiunta ai tempi di "Fluch Und Segen" - il cui conseguimento è appannaggio di pochissimi, ossia dei migliori. Se non avete mai amato la proposta di questa grande artista, difficilmente "Malfunction" vi farà cambiare idea; viceversa, se siete stati in grado di cogliere l'essenza dell'Arte di Yendri, questa nuova opera non mancherà di regalarvi ancora una volta grandi emozioni. Potete anche lasciar ondeggiare il vostro corpo al ritmo dei beat di queste canzoni: Yendri non se ne avrà di certo a male, purché lo facciate fra le quattro mura della vostra stanza, soli con lei e le emozioni che ha scelto di condividere con chi saprà comprendere ed apprezzare.
Roberto Alessandro Filippozzi