31-08-2009
FADING COLOURS
"Come"
(Big Blue Records)
Time: CD 1 (59:26) CD 2 (29:10)
Rating : 8.5
C'è chi questo disco lo aspetta da undici anni, e davvero non è poca cosa, specie se si torna indietro al 1998 ed al secondo album della leggenda polacca Fading Colours, "I'm Scared Of...": un disco che, dopo esordi più marcatamente dark/goth (il debut del '95 "Black Horse" e la raccolta del primo periodo "The Beginning 89-93", ultima pubblicazione ufficiale datata 2002), mostrava una band già capace in brevissimo tempo di liberarsi da ogni limite stilistico e di addentrarsi con grande successo in raffinati territori electro di squisita fattura senza perdere la propria carica organica, fra trip-hop, downtempo e lampanti incursioni nei filoni dance più fisici e cerebrali, queste ultime immortalate al meglio dall'incredibile hit "Lorelei", ennesima consacrazione dell'assoluta maestria vocale della fenomenale frontwoman Katarzyna Ziemek (meglio nota come De Coy). Tra concerti, festival, ristampe e raccolte la band è stata 'attiva' sino al 2005, con De Coy protagonista di un ammirevole lavoro solista - "Pleasure For Nothing" - molto chillout-oriented nel 2004, ma di nuovo album a nome Fading Colours, della terza opera tanto attesa, si parlava ormai dal 2002, e gli ultimi quattro anni di silenzio non lasciavano presagire nulla di buono... Finalmente la primavera del corrente anno ci ha riconsegnato il trio di Varsavia, rimasto legato alla vecchia SPV polacca (oggi Big Blue Records), di ritorno con l'attesissimo terzo capitolo (per l'occasione uno splendido digipak doppio, per quasi 90 minuti di musica) di una saga che si era interrotta proprio quando cominciava a farsi maledettamente interessante, con quel "I'm Scared Of..." da dove i Nostri idealmente ripartono, spingendosi ancor più avanti col coraggio e l'estro che gli conoscevamo bene. L'electro acida e le vibrazioni tibetane di "Thorn" aprono il primo dischetto ("I Had To Come") lasciando presto il passo ad "(I Had To) Come", dove il trio sfoggia subito tutta la propria abilità di scrittura: splendidi ritmi trip-hop in un contesto evocativo e pulsante, dove l'eccezionale voce fascinosamente misteriosa di De Coy si staglia prima del crescendo finale, intensissimo nell'amalgama fra strumenti e vocalizzi operistici. "Be An Angel Again", già nelle charts più rilevanti, irrompe con tutta la sua carica dance e la forza e la grazia di una De Coy in veste maestosamente sopranile, prima che la sensualità di "Fade Away" evidenzi nuovamente la grande abilità di arrangiatori propria dei Nostri, elegantissimi ed energici nel mescolare melodie mistiche e dense di mistero all'elettronica che più scuote dall'interno e penetra sotto pelle. Ogni brano è una gemma, canzoni sentite e significative da ammirare nel modo che si conviene: dalle vibrazioni tibetane (che ricorrono nel disco a più riprese) di "Distingmipropa" alla cosmica "Seems Strange", dall'avvolgente e ipnotica "Salamantra" alla dance 'retrò' di "Teutonic Girl", dal trip-hop magico della perla "Priestess Of The Unfulfilled" all'altro mirabile gioiello "Rose", fino ad una versione più club-oriented di "Be An Angel...- Again" ('pompata' a dovere con l'ausilio di Ronny Moorings dei Clan Of Xymox) ed al trip-hop acido della conclusiva "Feel", il viaggio si rivelerà pieno di sorprese, tra richiami ancestrali e moderne nevrosi, sospesi senza tempo, il tutto delineato alla perfezione dai grandi suoni e dal maestoso canto di musicisti enormemente versatili e capaci, dotati di una visione d'insieme potenzialmente priva di limiti. Nel secondo dischetto ("Time Of Returning") il trittico iniziale spinge sul lato squisitamente dance, e sono soprattutto le trame goa-trance e le vocals di "My Lips Flourish With Fire" a colpire, ma un tuffo al cuore è inevitabile quando nella più muscolare "Sirensong" affiorano samples vocali dalla mitica "Lorelei"; ancora suoni simil-tibetani nel gioiello misterioso "Time Of Returning", per poi ripiombare in zona dancefloor con "Drop That Mask", che sfrutta le vocals di "Be An Angel Again" nel contesto di un'opera d'enorme intensità che pare voler tornare scientemente su determinati punti, chiusa mirabilmente dall'electro in salsa etnica di gran classe di "SaLIEva". Quando molti non ci speravano più, è finalmente giunto il momento del grande ritorno per una band da troppi già (gravemente) dimenticata, oggi pronta a riprendersi un posto di assoluto rilievo in una scena che vanta davvero pochi nomi dotati del coraggio, delle capacità e della lungimiranza dei Fading Colours. Allo stato attuale, nonostante le differenti prerogative, i Nostri meriterebbero di prendere il posto che fu dei mai dimenticati Bel Canto, tale è la portata della loro rinnovata proposta artistica: grandi.
Roberto Alessandro Filippozzi