16-03-2007
ÍON
"Madre, Protégenos"
(Equilibrium/Audioglobe)
Time: (39:24)
Rating : 8
"Madre, proteggimi" è la disperata preghiera che, sommessamente, viene pronunciata in più lingue (italiano incluso) nell'ipnotica title-track del nuovo album firmato dall'ex-Anathema ed ex-Antimatter Duncan Patterson, che qui debutta con la sua nuova creatura Íon (parola che, tradotta dal gaelico, significa 'puro'). Conclusa la sua collaborazione artistica con Mick Moss negli Antimatter, l'uomo che ha scritto le pagine più belle tanto degli Anathema (vedi il materiale firmato su "Alternative 4") quanto degli stessi Antimatter (soprattutto sui primi due album) si è rifugiato in Irlanda, dalle cui terre è stato concepito un nuovo progetto che si libera di ogni possibile restrizione artistica. Anzitutto, in Íon è Duncan il solo ed unico compositore, e, di conseguenza, per la riuscita dell'opera si è resa necessaria la presenza a vario titolo di numerosi musicisti provenienti dai quattro angoli dell'Europa, i quali hanno portato in seno alla creazione artistica del Nostro ognuno il proprio bagaglio etnico/culturale. Ne è scaturito un lavoro più che mai assimilabile alla cosiddetta 'world music' proprio per via della commistione fra culture (mediterranea, greca, gaelica...) indotta dalle numerose collaborazioni, la cui lista vanta nomi quali la cantante russa Emily A. Saaen, la nostra Valentina Buroni (Iridio), Marcela Bovio (Elfonia, Stream Of Passion), Mark Kelson (The Eternal) e molti altri, fra voci e strumenti vari (flauto, clarinetto, mandolino, viola, arpa, percussioni etc...). È un lavoro soffuso e minimale quello di Íon, leggero come un soffio di vento nel suo assunto strumentale, a tratti così fragile da travalicare persino l'etereo, eppure pregno di tensione emotiva: ci sono le percussioni etniche di "O Efeito Do Verão", che emoziona con le sue sferzate morbide ma intense, e c'è la delicatezza della ballata "Learpholl"... Ci sono i consueti richiami di Duncan alle sue vecchie opere (in questo caso ai primi due album di Antimatter), segnatamente nel binomio costituito dall'oscura e soffusa "Anathema Maranatha" e dall'incanto intriso di malinconia di "Believe", quest'ultima da segnalare come la vera perla del disco in esame. Ancora suoni etnici per "Ultreia", mentre l'unica traccia non ascrivibile a Duncan è il traditional "Goodbye Johnny Dear", magistralmente eseguito 'a cappella'. L'altro gioiello del disco è "Fé, Esperanza, Amor", la cui soave melodia evolve in un bucolico affresco di rara bellezza e purezza, mentre l'opera si chiude in meno di 40 minuti con la sofferta ed intensa "Beyond The Morning", eseguita per soli piano e voce. Duncan si è circondato di strumentisti capaci e di belle voci - prevalentemente femminili - riuscendo, attraverso un sound tanto minimale e scarno quanto efficace e toccante, ma soprattutto 'puro' (ed il nome del progetto, quindi, non deve essere stato scelto a caso...), a tratteggiare i contorni di un mondo sofferente che ha smarrito la via, e che sottovoce ma con grande forza urla tutto il proprio sconforto, invocando la salvezza... Un'opera che di certo spiazzerà i fans dell'artista inglese, ma che senza dubbio metterà nuovamente tutti d'accordo sul talento cristallino di Mr. Patterson, personalità che rientra di diritto fra i pochissimi artisti autentici a tutti i livelli attualmente in circolazione.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.duncanpatterson.com/
http://www.equilibriummusic.com/