28-07-2009
A SPELL INSIDE
"Loginside"
(Dark Dimensions)
Time: (57:54)
Rating : 7.5
Lentamente ed in seguito ad una naturale selezione qualitativa, il synthpop vive la sua nuova primavera dopo i trionfi degli ultimi anni '90 ed i primi anni del terzo millennio. Troppe soluzioni simili intasarono il mercato, determinando l'assuefazione ad omologhi da parte del pubblico presente sul dancefloor. Un po' hanno subito questa fase anche i Nostri, che da ben cinque anni disertavano la sala d'incisione. Lo stop ed il riassetto interno ci consegnano la nuova linfa prodotta in dodici nuove tracce, ad un lustro di distanza da "Vitalizer". Mel Row (voce) e Kirk si muovono entrambi dietro i programmatori ed i synth per consegnarci un'ora di ritmo totalmente dance allineato con i propri riferimenti di genere, da Felix Marc - in ogni suo progetto solista e non - agli Elegant Machinery, fino ai Beborn Beton; da questo si evince che lo scopo principale è muovere i corpi sulle piste, e la cosa riesce loro decisamente bene. Tra sapori techno-pop e synth contemporanei, la lunga militanza dietro le macchine elettroniche (la nascita del gruppo è datata 1989, nonostante il primo album ufficiale sia "Return To Grey" del 1995) si percepisce in questo album ancor più che nel passato, componendo miscele esplosive e 'dancy' come l'opener "Keener" o "Reveal" alternate a soavi ballate come "Your Eyes" o la quasi onirica "Waiting", con solide radici negli anni '80 nonostante i rami si protendano verso il futuro. Questo in virtù di un sound quasi languido nel suo esporsi che improvvisamente acquista il vigore retrò di "Here To Stay", assai più affine alla musica dei Pet Shop Boys piuttosto che ai soliti Depeche Mode. La peculiarità degli A Spell Inside è il retrogusto amaro e nostalgico del canto, più affine a Neil Tennant ed alla sua malinconica liricità rispetto alla stentorea aulicità di David Gahan. Due scuole che hanno seminato negli anni e che continuano a rendere frutti succosi. Dodici tracce immediate e 'catchy', ma non per questo semplici: le soluzioni negli arrangiamenti sono molteplici anche all'interno dei singoli brani, nessuna schiera di remix per far numero nell'album ma una proposta in vecchio stile, inedita e multiacustica. Se le radio nostrane a volte osassero un po' di più, trasmettendo ciò che offrono gli A Spell Inside e tutto il genere a cui appartengono, avrebbero riscontri anche più ampi, e di ciò siamo profondamente convinti. Welcome back guys!
Nicola Tenani