17-07-2009
WYNARDTAGE
"The Grey Line"
(Rupal/E-Noxe/Masterpiece)
Time: (76:17)
Rating : 7
Abbiamo parlato sino alla nausea dell'eccessiva prolificità del tedesco Kai Arnold e del suo progetto Wynardtage, già comparso su queste pagine in sede di recensione in ben tre occasioni in poco più di un paio d'anni, e solo lo scorso dicembre bocciavamo una raccolta di vecchi brani ("The Forgotten Sins 2002-2005") che lasciava davvero il tempo che trovava... Raccolte, collaborazioni e split a parte, sembrava che il buon Kai si fosse fossilizzato su di una formula incapace di portarlo da alcuna parte, intrappolato in architetture sonore unidirezionali ormai stra-abusate in ambito harsh-EBM... Quando ormai nessuno ci sperava più, ecco che il Nostro si ripresenta con un album (il quarto) finalmente più completo, maturo e variegato, segno che la speranza è davvero l'ultima a morire. Non uno stravolgimento dei vecchi stilemi, sia chiaro, ma fa piacere vedere nell'artista di Chemnitz la volontà di aprirsi a nuove soluzioni, correggendo il tiro verso un sound finalmente più corposo. Ponendo in apertura due momenti deflagranti e spaccaossa come "Mask" e "Tragic Hero", Kai dimostra che la violenza insita nel proprio sound non è venuta meno, anzi, ma questa viene oggi riletta in una chiave piacevolmente più abrasiva e velenosa (verosimilmente frutto dell'esperienza nel duo Acylum, di cui il Nostro fa parte), mostrando inoltre molto più dinamismo ritmico e maggior concretezza a livello di melodie. Pur rimanendo ben ritmata, "The Frozen Point" evidenzia una raffinatezza sinora sconosciuta al progetto, ben ribadita dall'ariosa "In Death A Tale" e dalle più sensuali "The Grey Line" e "Now We Are Alive", entrambe cantate dalla voce suadente di Melanie Güntzschel. Ottimi i risultati raggiunti dall'atipica "Leaving", pregevolmente soffusa, melodica e sofferta, mentre si torna a picchiare duro con le varie "Cutting Down", "My Life" e "Crash Of A Star", tutte nel solco di tanti episodi del passato di Wynardtage, ma con un piglio molto più convincente ed in grado di fare breccia nei dancefloor più caustici. Chiusura affidata a tre remix, segnatamente ad opera di nomi collaudati come Painbastard, ESC ed X-Fusion, tutti sagacemente pompati a dovere. S'intravede finalmente la luce alla fine del tunnel per Kai, ma sarà doveroso continuare in questa direzione, onde completare il processo di maturazione avviato.
Roberto Alessandro Filippozzi