03-07-2009
ROME
"Flowers From Exile"
(Trisol/Audioglobe)
Time: (44:13)
Rating : 9
Conforta la conferma che la sensazione di aria nuova percepita in sede di recensione di "To Die Among Strangers", EP di quattro tracce - di cui due inedite - che ha preceduto l'uscita di questo nuovo full-lenght, si palesi subito nell'ascolto di "Flowers From Exile". I detrattori di Jérôme Reuter, che già ipotizzavano dopo i primi album un trend lineare e poco innovativo, seppur di qualità raffinata, debbono ricredersi con gran sollievo nostro, che sulla qualità del progetto Rome non abbiamo mai avuto dubbi. L'album non stravolge ciò che è la modalità artistica di Jérôme, ma vira verso un nuovo connubio: il noir cantautoriale che incontra la cultura ispanica acustica. Non stupitevi, quindi, se la tecnica di chitarra del Nostro tra le corde del suo strumento occhieggia a De Falla ed al classicismo folk iberico: "The Secret Sons Of Europe" incanta nel concentrare in sé tutto ciò. Ritmi di flamenco 'sevillano' nelle cui trame s'insinua la tromba (quanto sa evocare questo strumento, nel suo essere figlia ed artefice di suoni epocali), inni corali in spagnolo, ma soprattutto la voce di Reuter, distaccata eppure emotiva, greve ma tinta di dolcezze straziate. Disperata in "Legacy Of Unrest" e molto più aperta rispetto alle cupezze del passato, votata ad un brano vivo nelle percussioni e decadente nel piano, sorretto dalla chitarra, sempre acustica, e dalla personalità di Patrick Damiani, sempre più inserita nel progetto. È questa la chiave principale: Damiani, lentamente, è completamente entrato in armonia con Reuter, beneficando gli arrangiamenti verso complessi ritmi elaborati e studiati in ogni piccolo strato sensibile. Il legame con il passato, tra l'altro ancora fresco, vive nella ballata "To Die Among Strangers", title-track dell'EP 'preparatorio' all'uscita dell'album: dolce e declinante come lo è la 'vecchia' Europa, protagonista nelle liriche del lussemburghese tra decadenze, errori, orrori e fatali scelte protratte nei decenni. Rome può essere miele e fiele allo stesso tempo, come nell'ennesima ballata "We Who Fell In Love With The Sea": le dita arpeggiano veloci le corde, la voce affranta ferma l'ascolto puntando diretto al cuore, aiutato dal violino nel dare corpo alla sensazione di tristezza rassegnata. Quanti artisti possono permettersi simili strati irrazionali? Se al tutto aggiungete una voce di soprano lirico, accelerando leggermente i ritmi, ecco "Swords To Rust - Hearts To Dust": le spade arrugginiscono e i cuori si impolverano come se impennasse il senso di resa in qualunque condizione, di immobilismo rassegnato, di caduta degli ideali che porta all'oblio. Le spade viste come simbolo di azione, anche amorosa, in ogni caso metafora di conquista personale o sociale, arrugginite e causa della morte irrazionale del cuore. Innalziamo invece le nostre spade ascoltando Rome e l'ennesimo gioiello da esso creato, ora protagonista in casa Trisol insieme a tanti paladini dell'Europa oscura e celebrativa: alziamole ascoltando "Flowers From Exile" per far sì che i nostri cuori non debbano mai subire l'onta della polvere, ma anzi, grazie alla musica eccelsa, come in questo caso, brillino rossi e fiammanti in memoria del sangue antico che ha cosparso l'Europa nel tener fede ai propri ideali.
Nicola Tenani
http://www.myspace.com/romecmi