12-06-2009
ATTRITION
"The Hand That Feeds - The Remixes"
(Two Gods)
Time: (71:03)
Rating : 7.5
Gustosa ristampa per il catalogo degli Attrition: "The Hand That Feeds" raccoglie quattordici remix di classici pezzi della band inglese, realizzati da nomi importanti della scena electro-goth e industrial, nonché da alcuni deejays. Il CD uscì in origine nel 2000, quasi a celebrare il lavoro svolto da Martin e soci durante l'ultima decade dello scorso secolo, ovvero quando i nostri optarono per un sound più elettronico, lievemente segnato da spunti neoclassici che li andavano ad avvicinare ad alcune soluzioni dei Die Form, e questo stile rimane alla base di ogni remix, anche laddove emergono evidenti variazioni. Nel dischetto si trovano ritmiche di vario genere a partire da quelle più techno di Polaxe e D.O.S., che, pur sentendo il peso degli anni, mantengono un certo fascino. Abbondano le rivisitazioni electro-goth utili allora, e in qualche caso anche adesso, per far saltare i dark nei disco club. Si va dai risultati più dignitosi di New Mind con "Acid Tongue", di un industrialeggiante Regenerator con "My Friend Of Mine" o dello stesso Martin che rivede "The Mercy Machine", fino ad arrivare ai discutibili Morbus Kitahara, inquietante meteora del settore, qui alle prese con una bolsa versione di "White Men Talk". Ma i momenti migliori arrivano, guarda caso, con i grandi nomi: Chris'n'Cosey si adagiano sullo splendore neoclassico di "I Am (Eternity)" per poi fondervi una ritmica acid house; Mark Crumby, ex Konstruktivist, riprogetta "The Second Hand" su beat spezzati, tastiere minimali e arrangiamenti orientali; gli In The Nursery portano ai massimi livelli la maestosità di "IAE", ricostruendola in un muro oscuro battuto da percussioni imperiose. Belle anche le ritmiche ai confini del drum'n'bass che il nostro Ivan Iusco applica a "Lip Sync". Chiude la bonus-track di Flip Shriner, più moderna ma non troppo originale, col suo industrial ambient. In ultima istanza questa compilazione porta con sé alcuni gioielli che sembrano non invecchiare mai, accanto ad altri onesti prodotti di genere e pochissime cadute di tono. Una giusta 'beatificazione' degli Attrition che mantiene intatta buona parte del suo valore originario, superando anche l'immediata e riduttiva fruizione nei dancefloor.
Michele Viali