02-02-2009
BLOOD
"Lost Sky"
(Darkest Labyrinth)
Time: (73:37)
Rating : 7
Giunti all'ottavo anno di attività, i Blood consolidano la loro fetta di mercato dando corpo ad un album a tiratura limitata di sole 1000 unità e dalle buone velleità, nel tentativo di uscire dal riciclo visual-key per incontrare i gusti degli ascoltatori anche fuori dal Giappone. Il grosso passo in avanti è sicuramente cercato fin dal doppio album precedente, dove le maggiori note positive, come da noi segnalato, si ritrovavano nei remix ad opera di musicisti per lo più europei. Ciò deve avere dato a Kiwamu & co. l'input necessario ad affrontare la composizione di un nuovo lavoro, con la volontà extraterritoriale di cercare estimatori non limitati al suolo natio. Così "Lost Sky" si evolve tra suoni dance molto simili a quelli che escono dalle casse dei dancefloor europei, tra i richiami in stile romantico-vampiresco celebrati da Chris Pohl nei Blutengel ed elementi industriali sui canoni della nuova EBM, più 'power' e ricca d'impennate elettriche di chitarra. Nel computo del disco rivestono molta importanza i molti remix (ben 10 su un totale di 16 tracce), voluti proprio dai Blood per incontrare il favore del pubblico planetario, vista la lunga trasferta in terra americana e messicana per la presentazione dell'album (accompagnati dai GPKISM dello stesso Kiwamu, proprietario della label che produce entrambi i gruppi, e quindi ben attento alle logiche del mercato). Il dischetto ha di conseguenza una vivacità ed una ballabilità di tutto rispetto, subendo però sempre il limite della voce di Fu-Ki, atona e monotona nel non capire le necessità del momento e/o del brano. Per contro, una prova di tutto rispetto sul piano strumentale: la tecnica di Kiwamu è raffinatissima nell'uso della chitarra e della programmazione dei synth, così come le buone campionature di Kyo. I momenti in cui si esaltano i suoni gravitano intorno alla title-track e ai relativi remix, su tutti quello di Noir du'Soleil, più dance, o quello dei compagni di etichetta Spectrum-X, dai ritmi più blandi ed arricchito da suoni dal sapore gotico/barocco (campanelli e similari), che come orpelli impreziosiscono il brano. Non dispiace nemmeno la versione originaria della band, posta in apertura, in cui alcuni accorgimenti danno un tocco diverso e non troppo figlio del j-rock canonico. "Lost Sky" vive un momento particolare nel remix di Shiv-R, dotato di sfumature trance congegnate su canoni raffinati, tipici di una tendenza cyber imperante nei circuiti dance inglesi. Pete Crane (presente in progetti come The Crystalline Effect e Plague Sequence) e Lee Bulig di Neon Womb (e un tempo anche Stark...) forniscono rielaborazioni in linea con le proprie peculiarità nell'ambito dance, delle quali sentiremo ancora parlare in futuro... Giusta quindi la scelta dei Blood di avvalersi del contributo degli artisti menzionati, così come di altri, per la riuscita dell'album; lavorare sulla voce doveva essere lo step successivo verso il gradimento dell'audience globale, ma allo stato attuale "Lost Sky" ed il relativo tour rappresentano l'ultimo atto per i Blood, comesi evince dalla loro pagina myspace... Una band che è stata sempre in bilico tra critiche e consacrazione, oggi prematuramente giunta alla fine del proprio viaggio.
Nicola Tenani
http://www.myspace.com/bloodofficial/
http://www.darkestlabyrinth.jp/