26-01-2009
LAIBACH
"Kunstderfuge BWV 1080"
(Dallas Records)
Time: (80:12)
Rating : 9
"Suonare Bach è semplice: basta aprire il programma giusto nel computer giusto e Bach suonerà da solo". Con queste parole beffarde i Laibach ci aprono le porte del loro ultimo album: una riproposizione in chiave elettronica dell'"Arte Della Fuga", opera incompiuta e postuma di Johann Sebastian Bach, composta tra il 1748 e il 1749. Il quartetto sloveno ha presentato il lavoro in sede live il primo giugno del 2006 al Werk II di Lipsia, città natale del compositore, all'interno dell'annuale Bachfest; successivamente l'opera è stata fissata su file digitale dalla Mute Records, e solo lo scorso agosto pubblicata su CD dalla Dallas Records. Scritta senza riferimento alcuno riguardo gli strumenti da utilizzare, la "Kunst Der Fuge" di Bach è notoriamente una delle più complesse opere in assoluto, e i Laibach (ironicamente indicati come Lai-Bach) la ripercorrono in maniera precisa, con tanto di tracklist divisa nei vari contrappunti. Formalmente la base classica di partenza rimane evidentissima; cambiano solo i suoni, che vanno a ricalcare alcune esperienze analoghe degli anni '70 (come Wendy Carlos e il suo "Switched-On Bach"), nonché l'esempio dei Kraftwerk: non a caso le scelte sceniche del concerto di Lipsia ricordavano proprio quelle della band tedesca, con tanto di tastieroni al seguito. Tra la classicità di partenza e la modernità del punto di arrivo, si passa per tonalità elettroniche vintage che possono ricordare le modifiche apportate ad autori come Beethoven e Rossini dalla suddetta Carlos. Ancora una volta la band slovena trova ispirazione nel passato, e recupera, assimila e centrifuga musica riuscendo però a non coverizzare, bensì imprimendo il marchio Laibach su chiunque, da Bach ai DAF, dagli inni nazionali ai brani pop. L'"Arte Della Fuga" sintetizza una volta di più le capacità dei quattro sloveni, che evitano i manierismi e cambiano stile ad ogni album, spiazzando qualsiasi tipo di previsione. "Kunstderfuge BWV 1080" rimane un disco che guarda più alla ricerca e alla sfida con sé stessi, piuttosto che al pubblico e alle vendite, ma tale questione non ne diminuirà l'impatto magnetico sull'audience. I puristi della musica classica avranno di che alambiccarsi, chi segue la scena sperimentale avrà le palpitazioni. Lavoro magistrale e superiore.
Michele Viali