19-01-2009
PHILOSOPHER'S POINT
"Sucht!"
(Lukotyk Records)
Time: (46:43)
Rating : 5
Non poteva che arrivare dalla Germania un duo come quello guidato da Chris Tagore, trattandosi di un rude e poco aggraziato synthpop che strizza l'occhio ai maestri di casa And One flirtando con chitarre ora rockeggianti, ora più prossime al sound dei Die Krupps, con quei refrain così kitsch nel loro voler suonare solenni da risultare spesso involontariamente comici, tranne ovviamente quando ad occuparsene sono i ben più noti ed abili Rammstein. Il precedente "Nachtangst", uscito su BLC nel 2004, era passato pressoché inosservato qui da noi, e verosimilmente questa seconda fatica sulla lunga distanza farà la medesima fine: si tratta in effetti di soluzioni synth/electropop piuttosto prevedibili sulle quali si innestano senza particolare accuratezza chitarre piuttosto ruvide, con un cantato che vorrebbe essere istrionico, ma che finisce spesso e volentieri col suonare troppo 'tetesko' ed eccessivo nelle sue impostazioni forzate. "Liquidation Of Mind" ed "In My Mind" rimandano direttamente agli And One meno pregiati (fatta ovviamente eccezione per le chitarre, sempre presenti nei vari brani), mentre "Masochismus" e "Punch-Drunk Love" sono un coacervo dei luoghi comuni più sfruttati dalle molte band che si rifanno ai Rammstein, e mettono in mostra la totale mancanza di eleganza tipica di progetti come il duo in esame, le cui sorti non sono certo risollevate dalle backing vocals poco ispirate dell'ospite Rike. Sarà che ci mancano le basi per comprendere questa sorta di 'ironia machista' tipica dei gruppi del settore, ma anche la title-track e "Sadismus" suonano grossolane e 'tamarre', mentre un episodio come "Emotional Chaos" presenta strutture decisamente più intriganti che purtroppo mancano nel resto del disco. Fra una dubbia cover di "When I Needed You" degli Erasure, un frammento di "Ring Of Fire" di Johnny Cash ed una bizzarra "Mr. Clean" che alterna curiose influenze cantautoriali ad un refrain da orco veramente fuori luogo, resta ben poco da salvare in un disco che, al di fuori del suolo patrio, difficilmente potrà raccogliere consensi. Prodotto non esportabile, almeno per ora.
Roberto Alessandro Filippozzi
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