17-09-2007
AMPHI FESTIVAL
21-22/07/07, Tanzbrunnen, Colonia
di Chemnitz
foto Edward, Chemnitz
Giunto ormai alla terza edizione, l'Amphi Festival di Colonia sta diventando ormai un collaudato contenitore musicale che oggi attira non solo gli appassionati tedeschi della scena gothic/electro/industrial, ma anche schiere di fan che giungono da ogni parte d'Europa, alla luce di un livello qualitativo del cartellone più che buono e di un'organizzazione decisamente accurata. Senza contare che Colonia è una bellissima città, dominata dalla maestosa cattedrale gotica e dal placido scorrere del fiume Reno (e non dimentichiamoci dei magnifici musei!), facilmente raggiungibile con il treno (da Milano) o con l'aereo (alcune città italiane sono collegate con il vicino aeroporto di Düsseldorf). Il luogo del festival non era altro che un grande parco/auditorium adibito per spettacoli all'aperto proprio nel cuore della città, un posto a dir poco perfetto per ospitare un evento di tale portata, anche se per ampiezza e per presenza di pubblico è ovviamente impossibile far paragoni con il celebre M'Era Luna Festival (che si svolge ogni anno ad Hildesheim in un ex-aeroporto militare!) o con il 'fondamentale' WGT di Lipsia (un festival sparso per tutta la città, la fiera mondiale della goth-culture). Ma veniamo al nostro Amphi, che intanto si è presentato sotto i migliori auspici grazie ad un clima piacevolissimo (sole e massime attorno ai 25 gradi, al contrario del torrido luglio nostrano...). Giunti sul luogo in compagnia di molti altri ragazzi italiani (che il forum di 'Electroworld' ha riunito per l'evento), ci siamo subito sparpagliati per bene tra i vari stand del parco, dove ovviamente era possibile trovare merchandising di ogni tipo, vinili introvabili ed abbigliamento a tema a prezzi tutto sommato accessibili, una buona occasione per accaparrarsi più roba possibile! Ma alle tredici in punto cominciavano i concerti, e così ho subito testato il valore degli OBSCENITY TRIAL, un'emergente progetto synthpop sulla scia di De/Vision e Perfidious Words, che in realtà ha rilasciato di 'ascoltabile' soltanto l'ultimo EP "Daydream", unica song ad essere realmente apprezzata da un pubblico ancora distratto, vista l'ora. Subito dopo la loro esibizione, il primo grande dilemma: sul palco principale suonavano gli ottimi Diorama, mentre nel palazzetto adiacente (una struttura al chiuso adibita anche a discoteca) il 'buon' XOTOX... e alla fine abbiamo scelto di vederci quest'ultimo, soprattutto per cominciare a buttare anima e corpo dentro qualcosa di più rumoroso e ballabile... Xotox propone una sorta di industrial ritmico e penetrante che non lascia certo indifferenti, i suoi pezzi poi sono tra i più ballati nei dancefloor a tema; ovviamente sul palco non ha deluso, proponendoci bastonate come "Eisenkiller" ed "Industrial Madness", nonostante fossimo tutti un po' a corto di fiato, visto che la temperatura al chiuso continuava a salire vertiginosamente! Peccato per il volume stranamente basso, che a mio avviso ha tolto un po' di mordente ad alcuni passaggi, ma come primo antipasto gustato 'in trincea' è stato più che soddisfacente. Tra le migliori esibizioni viste all'Amphi bisogna assolutamente annoverare quella di P.A.L., un grottesco e timido personaggio da anni sulla scena, che con il suo industrial dai tratti sperimentali (e oggi molto più vicino ad una certa ambient) ci ha lasciato davvero a bocca aperta. Un concerto minimale, dominato da voci fuori campo e da percussioni mai lineari, qualcosa di assolutamente ipnotico per un progetto tra i più apprezzati dai cultori del genere (ricordiamo gli ottimi lavori di P.A.L. usciti su Ant-Zen). Emozionante la perla "Gelöbnis", da sempre un'altra song molto passata dai DJ più alternativi. Finito lo show, mi sono trovato davanti ad un altro bivio: restare nel palazzetto a vedermi Sonar (che poi, da quanto mi è stato riferito, è stato un grandissimo live) o spostarmi all'aperto per ritrovare i miei beniamini FUNKER VOGT, freschi di un buon come-back discografico ("Aviator") e sempre scatenati dal vivo. Ma stavolta Jens, Gerrit e compagnia, nonostante l'ottima presenza scenica (sempre in stile militaresco), hanno parzialmente deluso, quasi fossero 'bloccati' sul palco e meno carismatici rispetto alle altre esibizioni. Bene le nuove bordate EBM "Child Soldier", "Thanatophobia" e "City Of Darkness", un po' in sordina i vecchi cavalli di battaglia come "Maschine Zeit" o le storiche "Killing Fields" e "Tragic Hero", meno coinvolgenti del solito. Peccato davvero. Terminato lo spettacolo salivano sul palco i tanto amati (almeno in patria) Unheilig ed ASP (ormai un'istituzione gotica in Germania, dispiace essermeli persi...), ma dall'altra parte stavano atterrando on stage gli svedesi SPETSNAZ, uno tra i migliori gruppi in ambito old-EBM 'nuova ondata', fortunatamente sempre meno cloni dei gloriosi Nitzer Ebb e sempre più in forma dal vivo. Un concerto devastante, nel quale il duo (Pontus alla voce, Stefan al drumming elettronico) ha tirato fuori brani come "On The Edge", "Grand Design", "Hardcore Hooligans", "That Perfect Body" ed anche un convincente pezzo inedito dall'imminente nuova fatica. Sotto lo stage si è scatenato l'inferno, con le varie old-EBM crew impegnate in un pogo senza respiro (per la cronaca, queste crew sono riconoscibili perché ognuna si distingue dalle altre grazie alle t-shirt di 'appartenenza', indossate dai vari fan presenti tra il pubblico). Tali crew sono spesso formate da 'bestioni' tedeschi, ma anche da ragazze piuttosto impavide, ed esistono in tutta Europa (specie in Germania e Svezia), in Sud America e da un po' di tempo anche a Roma, dove è presente l'"Electro Body Legion" (tutti uniti dalla passione per l'EBM pura ed incontaminata!)... Da applausi anche il successivo show di WINTERKÄLTE, un nome storico del cosiddetto drum'n'noise, un marchio che lo stesso titolare del progetto (che in realtà è anche il boss della Hands Productions) forgiò per uno dei suoi migliori album di sempre. Musica cerebrale, convulsamente industriale, ruggine per le nostre orecchie emanata da una batteria ipertecnologica suonata a livelli disumani e da un sound molto più abrasivo nella veste live, nella quale Winterkälte si trasforma in un freddo e meccanico duo. Un trip strumentale che comunque, dal concept dei vari album, ci ricorda sempre il mood 'ecologista' del progetto di Dortmund, da sempre impegnato tra industrial e cambiamenti climatici... promossi a pieni voti! La serata si è conclusa con il live dei temibili FEINDFLUG, osannatissima macchina da guerra electro-industrial che sul palco si presenta con quattro percussionisti, un chitarrista e due addetti ai synth. Il combo pilotato da Felix e Banane, ormai un culto anche da noi, non ha deluso le aspettative, creando un muro sonoro devastante accompagnato dalle sempre suggestive immagini della Seconda Guerra Mondiale: da urlo brani come "Kalte Unschuld", "Glaubenskrieg", la ridondante "Roter Schnee" (dedicata ai caduti di Stalingrado), senza dimenticare la nuova "Truppenschau" (sul palco mancava solo il carroarmato!) e la grande amarezza per il bis mancato di "Stukas Im Visier", sfumata dagli organizzatori dopo appena un minuto perché i Feindflug avevano sforato con i tempi... solo in Germania poteva succedere una cosa simile! Ad ogni modo, un gruppo da vedere dal vivo, almeno una volta nella vita... un po' 'tamarri' nell'approccio, ma assolutamente coinvolgenti e suggestivi. Purtroppo in concomitanza si stavano esibendo i maestri dell'EBM belga anni ottanta, i Front 242, anche loro eccezionali da quanto mi è stato riferito (fortunatamente sono riuscito a vedermi almeno il loro bis di "Headhunter"). Terminata la serata ci siamo dedicati alle danze sfrenate nella mega-discoteca, tra birra a fiumi e un caos indescrivibile... che seratona! Il secondo giorno è stato meno convulso: per noi è cominciato con il live di HEIMATÆRDE, che ormai è diventato celebre per il suo particolare mix di harsh-EBM e musica medioevale. Sul palco si sono presentati in parecchi, tutti vestiti da templari, e se da un lato ci hanno fatto sorridere certe patetiche scenette di ammazzamenti vari e sangue bevuto dal leader, dal lato musicale il concerto è stato più che positivo, anche perché Heimatærde ha optato per una scaletta tutta bpm e poca atmosfera: "Gib Mir", "Die Offenbarung", "Deus Lo Vult", "Endlos" o le più recenti "Lebloser Koerper" e "Morituri Salutant"... ma quanto abbiamo ballato! A seguire gli ottimi MESH, realtà amatissima nella scena synthpop mondiale. Grandissima presenza scenica ed un sound fresco e sempre innovativo (i Depeche Mode non sono l'unico punto di riferimento), questi gli ingredienti vincenti del gruppo albionico: da brividi "Petrified", "Crash" (eseguita solo voce e batteria!) o le più datate "Leave You Nothing" e "Fragile". Unico incredibile neo, non è stata eseguita alcuna song dal capolavoro assoluto della band "The Point At Which It Falls Apart", per la mia disperazione... e non solo! Persi i vari live di Samsas Traum, Zeromancer, Dreadful Shadows ed altri (purtroppo non avevamo il dono dell'ubiquità!), abbiamo quasi concluso la giornata con i seminali FRONTLINE ASSEMBLY, storica formazione canadese capitanata dal sempreverde Bill Leeb: un concerto discreto ma non eccezionale (come invece lo scorso anno al M'Era Luna), anche perché l'atteggiamento stesso di Bill a volte è troppo distaccato, quasi fosse un'entità a parte rispetto agli altri (giovanissimi) componenti della band. Ad ogni modo, quaranta minuti di live molto intensi, culminati con la recente "Unleashed" e con i grandi cavalli di battaglia: il vortice elettronico di "Mindphaser" e la chitarrosa "Millennium", un muro sonoro dal quale hanno preso spunto molte (pseudo)industrial-metal band del nuovo secolo. Infine, ciliegina sulla torta, gli headliners APOPTYGMA BERZERK, un tempo icone norvegesi del future-pop ed oggi grandi interpreti di un certo electro-pop rock-oriented che attira molti giovanissimi, con tanto di look alla moda (quasi 'emo', rabbrividiamo!) ed una carica on stage che mette in mostra tanto carisma, entusiasmo ed energia da vendere. Nonostante la presenza costante della sei corde (forse in playback...) del chitarrista Angel, anche i brani vecchi non sono stati snaturati, tutt'altro... "Deep Red" è stata da incorniciare, così come "Eclipse" (cantata dal pubblico a squarciagola), "Starsign" o "Mourn", quest'ultima eseguita come bis, per lo stupore dei presenti, in compagnia dei Mesh (che tempo fa remixarono magistralmente proprio questo brano). Bene anche le recenti "In This Together", "Shine On" e tutte le altre dall'ultimo full-lenght, brani dalla presa facile che dal vivo rendono alla grande. Che dire ancora? Il bilancio del festival è stato sicuramente positivo... e l'anno prossimo speriamo di vedere ancora più italiani in prima linea accanto a noi!