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Room 105

26-01-2013

HEILIGE! TOUR

DEATH IN JUNE + Die Weisse Rose + Albireon + Stardom

Cover HEILIGE! TOUR

The Theatre, Rozzano (MI), 13/12/2012

di Roberto Alessandro Filippozzi

foto Lorenzo Borghi

Setlist DEATH IN JUNE:

We Drive East
Till The Living Flesh Is Burned
Death Of A Man
Bring In The Night
Ku Ku Ku
Smashed To Bits
Rocking Horse Night
Takeyya
Cathedral Of Tears
Peaceful Snow
Life Under Siege
Hail! The White Grain
Wolf Rose
The Maverick Chamber
Good Mourning Sun
Fall Apart
Fields Of Rape
Come Before Christ And Murder Love
Torture By Roses
All Pigs Must Die
To Drown A Rose
The Honour Of Silence
Kameradschaft
Leopard Flowers
But, What Ends When The Symbols Shatter?
She Said Destroy
Little Black Angel
Runes And Men
Rose Clouds Of Holocaust

BIS:

Heaven Street
C'est Un Rêve

Le previsioni danno neve per questo giovedì di metà dicembre, ma per chi - come il sottoscritto e l'amico al mio fianco - ancora attende la sua 'prima volta' per vedere Death In June dal vivo, evitarsi la trasferta in quel di Rozzano non rientra fra le opzioni. E proprio verso le 21, poco prima che la serata abbia inizio presso l'ottimo The Theatre (funzionale locale dove già ci eravamo goduti la seconda edizione del bel mini-festival In Folk Noctis), i fiocchi bianchi ci accolgono iniziando a cadere dal cielo...

Sono da poco passate le 21 quando gli STARDOM, formazione di casa (precisamente di Milano), irrompono sul palco con la loro eccellente miscela di post-punk e new wave. Assieme ai brani del notevole esordio "Soviet Della Moda" i Nostri eseguono anche gustose anticipazioni dell'imminente "Danze Illiberali", con brani che confermano le loro spiccate doti d'incisività e carisma, oltre che compositive ed esecutive. Certamente il pubblico neofolk e filo-industrialoide non è esattamente quello più indicato per la loro proposta, ed anche l'impatto scenico 'stride' coi temi della serata, ma gli Stardom sono una band compatta che sa stare degnamente sul palco, e chi ha prestato attenzione alla loro mezz'ora di concerto, nonostante tutte le difficoltà, non può che dargliene merito. Con la certezza che, nel contesto giusto, questi ragazzi possono decisamente dire la loro.

Si entra realmente in tema con la serata grazie all'avvento sul palco di ALBIREON, nome di rilievo della nostra scena neofolk guidato dal leader indiscusso Davide Borghi. Con una formazione a tre elementi, Davide e la sua chitarra guidano le danze rispolverando alcuni dei momenti più belli di una discografia nutrita e complessivamente importante. Anche per la band emiliana l'occasione è buona per presentare qualcosa dall'imminente nuova fatica, "Le Fiabe Dei Ragni Funamboli", in uscita a marzo per la russa Infinite Fog Productions, ed il pubblico, che nel frattempo ha preso a radunarsi all'interno del locale in numero consistente, apprezza. Come apprezza tutta la mezz'ora di concerto, in cui Davide e soci - nonostante evidenti problemi tecnici - eseguono una manciata di momenti folk sanguigni e genuini come ci piace pensare sia lo stesso leader Davide, compositore capace di una scrittura intima e quasi 'rurale', che dal palco lascia trasparire appieno la sua grande passione per la musica che crea e ci offre. C'è spazio anche per una comparsata di Thomas Bøjden (Die Weisse Rose), alle percussioni assieme ai Nostri per uno dei brani in scaletta. Onore al merito, ma l'impressione è che in un contesto più raccolto un concerto come questo avrebbe donato ben altre e più alte suggestioni.

Esaurita la parte nostrana della serata, sale sul palco l'atteso support-act di questo "Heilige! Tour", ossia i DIE WEISSE ROSE dell'imponente mastermind danese Thomas Bøjden. In formazione percussiva (le basi melodiche sono campionate) a tre, forte dell'apporto di quel John Murphy (SPK, Death In June) che sarà dietro ai tamburi anche nel gran finale della serata, l'act del Nord Europa ci regala mezz'ora in compagnia degli splendidi momenti sinfonico/marzial-industriali della sua ancora scarna discografia, che pure non gli ha precluso una rapida ascesa nella scena d'appartenenza. La buona resa sonora permette ai severi spoken words di Thomas di penetrare fra i colpi del minaccioso fragore ritmico e i sontuosi echi sinfonici col dovuto trasporto emotivo, fino al culmine massimo della performance, rappresentato a dovere dalla furiosa "Nicht Schuldig". I presenti, ormai numerosi all'interno dell'accogliente locale, mostrano di gradire, e nonostante la breve durata (mezz'ora anche qui), la prestazione offerta è destinata a rimanere impressa nei cuori dei numerosi fans del progetto danese intervenuti per l'occasione.

Siamo dalle parti della mezzanotte, ed è finalmente giunto il momento di gustarsi il piatto principale della serata: DEATH IN JUNE, che torna ancora una volta ad omaggiare quell'Italia che sempre gli ha tributato il dovuto affetto e un'incrollabile devozione. È proprio per questo che, nonostante sia un giovedì, il locale è ben affollato, e per fortuna che almeno certi calibri riescono ancora in questo 'piccolo miracolo' sul suolo italico... L'attesa si spezza con l'ingresso sul palco dei due uomini mascherati, Douglas e il fidato drummer John Murphy, austeri nell'impatto visivo per il fatidico incipit percussivo di grande enfasi, prima che le maschere vengano dismesse in favore della storica chitarra a 12 corde che, fra le braccia del carismatico leader, intona la stupenda "Ku Ku Ku". È un susseguirsi di ben 31 canzoni per poco più di un'ora e mezza, con praticamente tutti i momenti più noti ed amati (a parte forse "He's Disabled", "Giddy Giddy Carousel" e qualche altra gemma del passato, rimpiazzate da qualche piccola sorpresa che mancava da tempo nelle scalette live della Morte In Giugno), sino ad un maestoso finale ancora percussivo con l'immancabile "C'est Un Rêve". La forza di queste canzoni resiste magnificamente allo scorrere del tempo, e Douglas, dall'alto del suo livello di inestimabile songwriter ed interprete, tiene tutto il pubblico in mano, non mancando di pizzicarlo col suo humour tipicamente british ("Fate i bravi ragazzi e prendete ciò che vi viene dato", a seguito delle incessanti richieste di questo o quel brano dalle prime file), per poi concedersi a brevi dialoghi che strappano sorrisi, fino al siparietto dei 'maiali danzanti' (Thomas e l'altro suo compare dei Die Weisse Rose con le rosee maschere suine) sulle note di "All Pigs Must Die". Murphy, manco a dirlo, è la solita ineffabile macchina da colpi, ed il suo ottimale apporto continua ad essere assolutamente imprescindibile per Douglas quando si tratta di calcare i palchi del globo terracqueo. Dal ritorno a questa parte gli show della Morte In Giugno difficilmente hanno sorpreso nelle rispettive scalette, e se concerto 'best of' doveva essere, allora ci va benissimo così, vista l'immutabile bellezza del materiale riproposto per l'ennesima volta. Chissà che, oltrepassati ormai i trent'anni di carriera, al signor Pearce non venga voglia di fare tour tematici riproponendo per intero determinati capisaldi della passata discografia, ma tant'è: stasera ci siamo decisamente divertiti, esattamente nel modo in cui avevamo immaginato il tutto. Il 'Totenkopf' ha troneggiato ancora una volta sul suolo italico, e a conti fatti la frusta pare ancora essere salda nel guanto di Douglas, almeno dai palchi...

Certo il 'vecchio leone' ce l'ha proprio tirata questa "Peaceful Snow", che speravamo fosse stata spalata almeno un po' nell'arco di oltre quattro ore trascorse nel locale, ma che invece copre il manto stradale quasi fino a casa, rendendo il viaggio un pericoloso azzardo ed impedendo di focalizzarsi sui ricordi immediati di una serata ancora una volta organizzata mirabilmente e svoltasi nel migliore dei modi... A noi è andata bene, un po' meno al camionista polacco infilato nel guard rail della A4 in direzione Torino: lui sicuramente non l'avrà trovata granché 'peaceful' questa neve, ma nemmeno glielo aveva ordinato il medico di correre così con quel bestione di TIR che gli era stato affidato...