04-02-2007
D-DAY 2006
AND ONE + Spectra Paris + XP8 + Bloody Mary
Milano, Rolling Stone, 07/12/2006
di Roberto Alessandro Filippozzi
foto Federico Cocchi
Torna l'appuntamento annuale col fu Dark Day, ora ribattezzato D-Day per evitare la confusione che tempo addietro si creò attorno alla paternità dell'evento, e per la prima volta è il capiente Rolling Stone ad ospitare quello che dovrebbe essere l'evento clou della stagione concertistica di stampo oscuro. Il condizionale è tuttavia d'obbligo per quanto riguarda il 'popolo dark', perché dopo l'abbuffata di concerti degli scorsi anni, alla quale purtroppo non è seguita un'adeguata risposta di pubblico in termini di affluenza, la già esigua base di presenze si è via via assottigliata, denotando uno stato di salute dell'intera scena più che preoccupante. Si sperava che almeno questa sorta di mini-festival, che in passato aveva richiamato un pubblico numericamente consistente (ma, ahinoi, poco focalizzato sull'aspetto musicale dell'evento), potesse dare uno scossone ad una scena sempre più lontana dal decollare (ma ci siamo mai stati anche solo vicini?), ma i numeri di fine serata, dei quali parleremo più avanti, si sono mantenuti ben al di sotto delle aspettative, nonostante la prima volta assoluta in Italia per i longevi e quotatissimi And One e la curiosità per Spectra Paris, nuovo progetto di Elena Alice Fossi dei Kirlian Camera... La serata prevede quattro gruppi, e pertanto si inizia piuttosto presto (almeno per gli standard dello svogliato ed irrispettoso pubblico milanese, che solitamente non si presenta prima delle 22:30/23:00, snobbando senza ragioni valide gli opening-act): poco dopo le 21:00 sono sul palco i Bloody Mary, già presenti in passato nelle vesti di opener dell'evento e fautori di un sound in bilico tra gothic metal e quella corrente definita 'love metal' di scuola HIM. Nel locale siamo in poche decine di persone, metà dei quali sono amici della band che, ovviamente, sono accorsi in tempo per supportarla a dovere, ed in questo scenario desolante il combo milanese sciorina la propria mezz'oretta di concerto denotando una migliore tenuta del palco rispetto al passato, complice una maggior coesione interna piuttosto evidente. I loro brani sono nella media del genere, anche se forse la band farebbe meglio a guardare all'operato di gruppi come Secret Discovery, Girls Under Glass ed i compianti Century come modelli a cui rifarsi, onde evitare di rinchiudersi in un sound eccessivamente stereotipato; si chiude con la cover di "Pet Sematary" dei Ramones, ed è ora di cambiare contesto e lasciare spazio a quelle sonorità elettroniche che, dominando il bill della serata, hanno fatto apparire la band un tantino fuori luogo... Sono le 22:00 e nel locale la gente affluisce col contagocce: tocca ai romani XP8 tentare di scaldare gli animi degli ancor pochi presenti in vista delle seguenti (e sicuramente più attese) performance, ed anche il trio capitolino è un nome già noto ai frequentatori dei concerti milanesi. Con alle spalle un paio di modesti album in ambito future-pop (ma con un proficuo deal con la tedesca Infacted in saccoccia), i tre ragazzi si producono in una mezz'ora di performance di stampo fortemente danzereccio, denotando sicuramente un approccio energico e risoluto, ma anche talune lacune: anzitutto un suono ancora troppo debole per convincere a dovere, e poi un cantante che, pur in una scena dove di grandi voci se ne sentono sempre più raramente, resta una spanna al di sotto della media (anche come frontman in senso globale). Ai ragazzi non manca la voglia di fare, e questo fa loro onore, ma le loro capacità sono ancora troppo limitate per poter dire qualcosa di significativo in ambito future-pop, anche se, ad onor del vero, qualche 'stronzo' (come ama dire il leader del trio romano) ha ballato. Dopo la consueta pausa tecnica (ed ormai arrivate le 23:00) è il momento di saggiare per la primissima volta il sound di Spectra Paris, nuovo progetto di quella Elena Alice Fossi che è la sublime interprete vocale degli ultimi lavori dei celebrati Kirlian Camera. Elena, nel dar vita a questo nuovo progetto artistico, ha accantonato definitivamente quei Siderartica dei quali avevamo molto apprezzato i due album pubblicati, e stavolta ha inteso circondarsi di musiciste (si tratta infatti di una all-female band) provenienti dal circuito metal, destando talune eccessive preoccupazioni aprioristiche presso certo pubblico, peraltro impossibilitato a farsi un'idea sul sound di un gruppo che esordirà sul mercato soltanto verso primavera. Quando il quartetto sale sul palco, tutta l'attenzione si riversa immediatamente su di Elena: elegantissima e magnetica, trasuda sensualità anche solo quando piega un gomito e tiene il palco con carisma e forza, ammaliando i presenti (che via via sono aumentati, sebbene il locale sia ancora molto vuoto...) con la sua voce seducente ed avvolgente. Chi temeva una svolta verso lidi metal (magari spaventato da quell'adesivo dei Cathedral sulla chitarra...) si è dovuto ricredere: il sound proposto si mantiene vicino a quanto ascoltato sui lavori di Siderartica, ovvero un'elettronica elegante e raffinata che scivola come le dita sulla seta, dominata dalla voce vellutata dell'affascinante chanteuse. I brani, pur suonando del tutto nuovi al pubblico, destano fra i presenti ottime impressioni, anche se forse occorrerebbe sfruttare meglio la chitarra; interessanti quanto spiazzanti i visuals proiettati dietro alla band, contenenti messaggi forti e chiari, mentre la presenza scenica è tutta sulle spalle di Elena, che col suo magnetismo riesce spesso a distogliere gli sguardi dalle suddette proiezioni. In scaletta trovano spazio anche un paio di brani dei Siderartica e, soprattutto, una stupenda cover di "Mad World" dei Tears For Fears: un buon esordio live (45 minuti in totale) per la band, nonostante qualche polemica durante lo show a causa di taluni maleducati disturbatori e la decisione, speriamo non definitiva, di non esibirsi mai più in Italia. Siamo ormai giunti all'atto conclusivo della serata ed il locale appare un po' più pieno, sebbene sempre al di sotto delle aspettative: finalmente, un quarto d'ora dopo la mezzanotte, salgono sul palco i campioni del synthpop made-in-Germany And One, attesissimi dopo la mancata calata italica di un paio d'anni fa. Fanno il loro ingresso dapprima Gio Van Oli e Chris Ruiz, che con i loro synth cesellano la dovuta introduzione, dopodiché si parte con "Stand The Pain" dal nuovo, ottimo album "Bodypop", ed entra in scena anche quel vecchio marpione di Steve Naghavi, storico frontman della formazione teutonica che conquista subito il pubblico grazie ad un mix di simpatia ed ironico istrionismo. Il suono è nitido e sufficientemente efficace, ed il trio prosegue estraendo da "Bodypop" altri gioiellini come gli acclamati singoli "Military Fashion Show" e "So Klingt Liebe", alternandoli ai vecchi cavalli di battaglia. Chris abbandona il synth per cantare assieme a Steve la storica "Metalhammer" col suo stile 'arrabbiato', mentre qua e là spuntano scherzose quanto irriverenti cover come "Together Forever" di Rick Astley, "The Walk" dei Cure e persino un accenno al refrain di "Personal Jesus" di quei Depeche Mode ai quali la band deve molto in termini di ispirazione, ovviamente cantato a squarciagola da tutti i presenti. Il pubblico partecipa, balla e si diverte: si vedono piccole schiere di fans molto 'caldi' soprattutto nelle prime file, e Steve e soci, da dietro ai loro completi eleganti (a parte la cravatta dello stesso singer, volutamente vistosa), mostrano di gradire. Purtroppo il penultimo "Aggressor" viene lasciato in disparte, tant'è che non viene eseguita neppure l'ottima hit "Krieger", mentre prima dei bis c'è spazio per un corposo medley che include tanti successi più datati, fra cui non mancano "Driving With My Darling", "Life Isn't Easy In Germany", "Second Voice", "Recover You" etc... La band, chiamata a gran voce dalle prime file, torna sul palco per concedere un paio di bis, segnatamente "Get You Closer" ed un'incisiva versione della mitica "Techno Man", dove Chris abbandona nuovamente il synth per aiutare Steve con le vocals nel gran finale: il degno epilogo di uno show divertente, magari un tantino breve (75 minuti) ma retto alla grande da uno dei migliori frontman della scena electro, che con le sue movenze ed il suo carisma ha guidato il pubblico attraverso questo breve ma intenso riassunto live di 16 anni di onorata carriera. Al termine dello show ci defiliamo dalla fatidica serata danzante, intrattenendoci a lungo nel backstage con Elena Alice Fossi e l'immancabile Angelo Bergamini, ai quali vanno i nostri ringraziamenti per il tempo dedicatoci e per la memorabile chiacchierata privata. Sulla strada del ritorno, a notte inoltrata, si cominciano ad elaborare le classiche considerazioni a mente fredda, e personalmente, a parte lo scoramento per quel pubblico 'dark' che continua a snobbare i concerti, ho notato un crescente numero di ragazzi/e con magliette di gruppi metal: che i metalheads - notoriamente più interessati all'aspetto live e più fedeli nella partecipazione attiva - inizino ad interessarsi a questa musica è solo e soltanto un bene, perché se stiamo ad aspettare quelli della 'scena dark', interessati quasi esclusivamente al proprio look ed alle seratine danzanti, al prossimo D-Day saremo meno di un centinaio, e per questo genere di concerti sarà davvero la fine...